La redenzione. Sembra un traguardo lontano che ci viene conferito da un essere superiore e invece è qualcosa di molto più vicino, di invisibile. Quella che non comprendiamo mai subito essere quella che concediamo a noi stessi dopo aver trascorso troppo tempo su sfondo, nel fango. La redenzione che abbiamo quando eleviamo il nostro spirito, quando gli concediamo l’opportunità di godere delle bellezze del mondo. Quella che raggiungiamo quando conquistiamo la pace con noi stessi. Quella che arriva dopo tanto cercare o d’improvviso. La redenzione che si cela dietro un’impresa ardua; dopo che abbiamo perso tutto fino anche a rischiare di perdere noi stessi. Quella che quando giunge spalanca le porte ad un nuovo giorno, ad un nuovo corso, ad una nuova vita.
.258.
02 venerdì Set 2016
Posted duemilaQ
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L’unica vera redenzione sta nel comprendere che il peccato è un mito e la realtà un’illusione.
Un’illusione che fa un po’ troppo male quando vuole….
Eh beh per forza… Proprio perché è un’illusione fa male. 😦
Ma magari dovremmo solo capire che essendo un’ illusione anche il dolore lo è… no?
No, il dolore è “reale” (voglio vedere se ti tiro i capelli se non ti fa male) e consiste nello stare a contatto con ciò per cui si prova avversione o essere separati da ciò per cui si prova attrazione; tutto questo meccanismo è contenuto all’interno della “realtà illusoria” e né la sua sostanza. E tutto il contenuto della “realtà” è solo sofferenza, anche ciò a cui attribuiamo un’accezione positiva (se ci pensi da ciò che amiamo deriva solo dolore, prima o poi diventa dolore e/o contribuisce ad alimentarlo).
Ma compresa la natura delle cose, compreso il vero meccanismo all’interno del quale ci troviamo, la nostra visione delle cose è destinata a cambiare.
Per tua fortuna sto scrivendo un trattato su tale argomento, sembra complicato ma in realtà è una questione alla portata di tutti. Quando lo finisco te lo mando lol XD (poverinaaaa!)
A questo punto lo aspetto. Comprendo quello che hai scritto. Non capisco solo come si può evitare di soffrire
Si può evitare di soffrire acquisendo una corretta visione delle cose e capendo esattamente (purché sia ESATTAMENTE) qual è la verità ultima.
Profondo esame di coscienza, allora… ed ecco che compare ancora il dolore, perché accettare alcune verità fa male….
Ma no… Tu pensi alle “verità” dell’individuo e quelle sono sempre arbitrarie perché prive di solidità già in partenza. E questo perché tutto ciò che conosciamo è intrinseco alla natura illusoria di ciò che definiamo realtà, ma che in verità non lo è affatto. Persino la coscienza di una persona, finché provoca sofferenza, è perché è legata a “regole” campate per aria e inventate di sana pianta: dai pregiudizi morali che ci impongono delle regole di comportamento alle imposizioni che noi stessi ci diamo a causa di intricati riflessi psicologici che non ci consentono di essere sempre (o mai in certi casi) quello che realmente siamo. “Esame di coscienza” significa soprattutto scontrarsi col senso di colpa. Dove c’è senso di colpa c’è un peccato. Ma siamo sicuri che il peccato che abbiamo commesso abbia un “valore”, che sia realmente un peccato? Non credo; spesso dietro il peccato c’è solo un velo che è stato messo lì apposta perché non si possa vedere oltre.
I bambini, in genere, sono spensierati e contenti. E non conoscono né peccati né esami di coscienza e senza nessun problema dicono “la nonna puzza”. La sofferenza comincia probabilmente quando si cominciano ad accettare per vere le regole di un gioco al quale non abbiamo chiesto di partecipare (e del quale probabilmente faremo volentieri a meno). La sofferenza la creiamo noi perché abbiamo bisogno di stabilire delle regole che ci tengano incollati alla “norma”; solo che il patologico comincia proprio quando si tenta di stabilire la norma. E quindi la natura dell’ordine stabilito dagli uomini è già nociva; i presupposti sono già sbagliati. Ecco perché qualsiasi esame di coscienza porta sofferenza: perché come dici tu suggerisce verità dolorose. Ma queste verità sono davvero delle verità o piuttosto sono qualcos’altro che noi abbiamo deciso essere “vero” per convenzione? Io sono assolutamente convinto che sia la seconda. Tant’è che ogni tanto c’è qualcuno che raggiunto il limite “molla tutto” e… dopo sta un tantino meglio.