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"Lo strano caso dei tre nubiani" di Francesco Signor

18 lunedì Set 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amici, emozioni, Francesco Signor, gente, giovani, ironia, lavoro precario, libri, mistero, ninfomania, nuovi autori, romanzo, round midnight edizioni, sarcasmo, sesso, tre

strano caso

La ‘Roundmidnight Edizioni presenta il romanzo di Francesco Signor, “Lo strano caso dei tre nubiani”, in un formato delizioso e comodo da poter portare dovunque; ottimo per le vacanze estive e per qualunque viaggio. Un piccolo scrigno che contiene come sempre ottima compagnia è ottima ricchezza da cui attingere.

Sin dalle prime pagine il tono è simpatico e allegro, a tratti surreale, soprattutto per quanto riguarda il personaggio protagonista nonché voce narrante della vicenda.

Anna è una ragazza “facile”, e definirla facile e poco. Direi piuttosto che è una ninfomane e ogni azione, ogni scena, ogni suo pensiero rimanda ad allusioni esplicite, a rapporti sessuali e al sesso in generale.

Ovviamente l’autore presente il tutto in modo simpatico, con un ritmo veloce.

In sottofondo, sin dall’inizio ci si sente in presenza di un mistero o qualcosa di losco da svelare. Si ha l’impressione che Anna sarà protagonista di una vicenda insolita.

Come sempre, per quanto riguarda molti dei libri della ‘roundmidnight edizioni, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un lavoro di ironia, scritto con un ritmo incalzante che rende la lettura interessante e piacevole.

Al di là della storia assurda, e delle vicende ironiche che sono vissute della protagonista, abbiamo sullo sfondo la denuncia di una situazione lavorativa purtroppo molto nota ai giovani di questa generazione, ovvero la realtà di chi fa dei lavori precari e che, pur di mantenere un minimo di entrata, accetta una situazione di semi-schiavitù.
Questo aspetto viene denunciato “quasi in sordina”, ma io l’ho sentito con molta forza e credo che sia in grado di creare un legame di empatia tra l’autore e quei lettori che si sono trovati in situazioni lavorative simili. Ci troviamo di fronte alla denuncia sarcastica di una realtà lavorativa quale quella dei precari che fa da sottofondo a tutto il racconto ma che comunque è narrata in tutta la sua tragicità e quindi non risparmia indignazione.

“Lo strano caso dei tre nubiani” è una storia in cui aleggia costantemente un mistero inspiegabile che non sono sicura si risolva alla fine del libro ma è motivo di evoluzione della storia. La nostra protagonista non si tira indietro (in ogni senso e in ogni situazione direi), ma nel momento più difficile riscopriamo che è una persona comunque dolce e tenera che crede nei sentimenti e nell’amicizia, e che anche nel momento più difficile non perde il suo senso dell’umorismo.

L’autore vuole non soltanto parlare di alcune problematiche ma anche invitarci a sorridere ironicamente sui guai che ci capitano tutti i giorni.

Un altro libro del catalogo ‘roundmidnight che non mi delude.

Per notizie sull’autore http://www.roundmidnightedizioni.it/book/lo-strano-caso-dei-tre-nubiani/

Per acquistare il libro Lo strano caso dei tre nubiani

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Marco Mazzanti risponde a bruciapelo

31 mercoledì Mag 2017

Posted by mrosf in A Bruciapelo

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amici, emozioni, gente, intervista, Le Mezzelane Casa Editrice, letteratura, libri, Marco Mazzanti, nuovi autori, on the road, TheCreationist, universo, vita

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Buongiorno cari lettori,

oggi per la nostra rubrica A Bruciapelo risponde Marco Mazzanti, autore, tra gli altri, del recente “Ragazzi di Carta” edito da Le Mezzelane Casa Editrice e di cui potete trovare la recensione a questo link

Un luogo, una melodia, un momento della giornata, una persona: chi è la tua musa?

Un luogo? Il luna park di quando ero piccolo.
Una melodia? La colonna sonora del film Code 46, di Michael Winterbottom.
Un momento della giornata? Il tramonto.
Una persona? Non so rispondere.

Cosa provi fisicamente durante il processo creativo, dal momento in cui nasce l’idea, al momento della stesura?

Ho come la sensazione di essere travolto da milioni di caramelle colorate.

La passione per la scrittura è più un dono o una maledizione?

Né l’uno né l’altra. Direi una perdizione

Per informazioni e acquisto:
Le Mezzelane Casa Editrice sito http://lemezzelane.altervista.org/ pagina fb https://www.facebook.com/lemezzelane/?fref=ts
Ragazzi di carta pagina fb https://www.facebook.com/Ragazzi-di-carta-1256227714422306/?fref=ts
Marco Mazzanti https://www.facebook.com/profile.php?id=100012744602137&fref=ts

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.I giorni di Merlot.

04 giovedì Mag 2017

Posted by mrosf in TheCreationist

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amici, blog, colori, emozioni, libri, Lo spazio nel mezzo, Merlot, parole, pensieri, sogni, the creationist

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.Buongiorno cari lettori,
questi sono i giorni di Merlot!
Qualche anno fa nasceva nella notte tra il 4 e il 5 maggio la storia della mia piccola impavida sirena dalla coda arancione che non aveva paura di lanciarsi con passione nell’avventura di nuove emozioni.
Non potete immaginare quanto ancora mi riempia il cuore la storia di questa amica della Luna.
Spero davvero di potervela presentare presto!.

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"Confessioni illustrate" di Danilo Penso

02 martedì Mag 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amici, Danilo Penso, emozioni, fiducia, gente, Le Mezzelane Casa Editrice, letteratura, libri, matrimonio, messaggi, onestà, scrittura, universo, vita

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Tono leggero e lettura veloce, sono le prime caratteristiche che saltano all’occhio del testo di Danilo Penso, che ci offre il suo lavoro letterario, “Confessioni illustrate” per la Le Mezzelane Casa Editrice.

Tematiche attuali delle quali non si parla mai abbastanza e la cui conclusione non è così scontata.

Tematiche attuali, dicevamo, di cui è bene ribadire la forza, l’importanza, ma anche le tante sfaccettature che nascondono e che ci pongono tutti su una stessa barca.

I dubbi del protagonista, sono in effetti gli stessi propri del genere umano, al di là dell’orientamento sessuale, e si tratta di problematiche che danno all’amore la sua valenza universale; quel valore che molti tendono a dimenticare, quando il discorso cade su questioni di principio che rischiano di sfociare nell’omofobia.

Il filo conduttore principale della storia è il matrimonio e la volontà di una celebrazione ufficiale per coronarlo, che non sempre è desiderio di entrambi i partner in una coppia. Le perplessità del protagonista della vicenda e voce narrante rispetto al matrimonio non solo spingono il lettore a fare una riflessione su una problematica di genere, ma anche su una questione che oltrepassa i limiti della tendenza sessuale.

È davvero così importante dare all’amore una definizione ufficiale con il matrimonio? Non dovrebbe essere sempre e solo un sentimento intimo? Perché doverlo celebrare con tanta formalità e con feste sfarzose?

Oppure, rifiutarsi di convolare a nozze non può essere solo paura?

In fondo, il nostro protagonista all’inizio del libro racconta della morte del suo compagno precedente, strappatogli dal cancro. Una perdita che lo tiene lontano da tutto per molto tempo.
La successiva scoperta di un suo prolungato tradimento, poi, lo sconvolge e di certo mina la sua fiducia nel prossimo.
Non è forse, quindi, plausibile la paura di fidarsi pienamente fino a legarsi “finché morte non ci separi” a far nascere in lui tutta questa repulsione verso il matrimonio?

Al di là di una questione di genere, ripeto, il libro di Danilo si presta a delle riflessioni universali che riguardano l’amore e la fiducia verso il proprio compagno.

Danilo spinge il lettore verso queste riflessioni con un linguaggio semplice ed un tono piacevolmente ironico. Il libro così si lascia leggere veloce e leggero. E il finale diventa un compromesso, perché tutto sommato lo è anche l’amore: ci si viene incontro, si fanno delle rinunce per la felicità dell’altro e si fa anche qualcosa per farlo stare bene, perché il benessere del nostro compagno si trasforma nella nostra stessa felicità.

Come tutto il libro, anche il finale non è scontato, e il colpo di scena, perché c’è un colpo di scena inimmaginabile, lo rende frizzante e allegro nella lettura.

Davvero piacevole. Mi fa pensare che Danilo sia proprio una persona simpatica, con un bel senso dell’umorismo, e già ho voglia di leggere qualcos’altro di suo.

Per informazioni su libro e autore: http://www.lemezzelane.altervista.org/eugenio-rossi.html

Per acquistare il libro

Confessioni Illustrate

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"Le parole accanto" di Michela Zanarella

18 martedì Apr 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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altrove, amici, amore, emozioni, famiglia, gente, interno poesia, la parole accanto, libri, liriche, luighi, michela zanarella, neve, passione, poesia, poeti, polvere, scrittura, silloge, terra

Le-parole-accanto

La casa editrice Interno poesia, con il sostegno popolare promosso attraverso una iniziativa di crowdfunding, ha dato luce alla nuova silloge di Michela Zanarella, “Le parole accanto“, un lavoro egregio di intensità e musicalità impareggiabili.

Il suo meraviglioso canto è limpido e chiaro. Una poesia diretta, cantata come una carezza per l’animo, dalla quale è facile farsi cullare, rendersi partecipi nella condivisione empatica di quello che viene scritto.

La Zanarella costruisce una silloge in due parti dedicando la prima ai luoghi delle origini e dell’infanzia, quelli della sua crescita come persona. Liriche rivolte da una donna che finalmente è diventata adulta, matura, consapevole dell’insegnamento ricevuto e del senso della vita.

Vi leggo tanta serenità, quella di chi raggiunge la chiarezza d’animo dopo tanti passaggi attraverso il buio. Impossibile non lasciarsi incantare. La bellezza delle metafore, degli attimi catturati è resa ancor più sublime dalla bella penna della poetessa, che con questo lavoro conferma l’unicità del suo dono.

Sole, alba, silenzio, luna: immagini che ritornano e si ripetono, insieme a quello di campagna, memoria, pelle, altrove.

Il tu a cui si rivolgono le poesie di Michela sembra essere una persona cara alla poetessa come il padre in alcuni casi, i fratelli in altri e le confidenze confessate alla madre. In ogni caso, qualcuno legato al passato e alla sua crescita, qualcuno che le ha insegnato molto; a cui lei rivolge pensieri nei quali restituisce il dono del sapere che ha ricevuto, ciò che ha compreso della vita anche grazie al loro aiuto, alla loro guida.

La silloge, come dicevamo, è divisa in due parti.
La prima si rivela l’intimo ritorno alle origini, con poesie cantate alle persone amate e alla terra natia, alla natura primordiale che ci fa nascere e ci forma con il suo contatto.

Michela racconta l’amore e i tormenti dell’anima, ma anche la conquista di una maturità e di una consapevolezza di sé che l’hanno resa la donna che è oggi.
Una poesia che è un grido d’amore verso le proprie origini, come il ritorno nelle proprie terre, alla propria nascita, per rinascere ancora.

Poesie nelle quali la polvere, altra immagine richiamata molto spesso insieme alla neve, non fa paura anche se copre sempre tutto. La polvere segna lo scorrere del tempo ma non è temuta, non porta nostalgia, è invece elemento che racconta il tesoro che abbiamo accumulato nel nostro animo con il tempo.

La seconda parte contiene poesie dedicate ai grandi poeti, come se Michela volesse rendere omaggio a chi l’ha formata e nutrita in questo suo dono meraviglioso. E qui, se possibile, le sue capacità poetiche sono elevate ancora di più per la sua grazia, la maestria con cui racconta l’essenza di questi. Qualcosa che meraviglia il lettore.

Mi viene da pensare che l’intera silloge sia un immenso ringraziamento della Nostra alla vita, alla sua famiglia che l’ha cresciuta come persona, e ai poeti che l’hanno educata come poetessa. La poesia di Michela è qualcosa che fa bene allo spirito, agli occhi e ai sensi. Il mondo ha bisogno, così come l’anima, di una voce come la sua. Il mio amore per la sua poesia è confermato e rinvigorito mentre leggo.

Questa raccolta ha un solo difetto, è troppo breve ! Vorrei continuare a leggerla ancora e farmi curare l’animo da questa penna meravigliosa unica come solo i grandi poeti sono.

Per informazioni sulla poetessa: http://www.michelazanarella.it/

Per acquistare una copia della silloge:

Le parole accanto

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"Lasciatemi dormire" di Tinta

03 lunedì Apr 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amici, amicizia, amore, angoscia, anima, bellezza, emozioni, erotica, essenza, fantasia, La fine dei giochi, Lasciatemi dormire, Les Flaneurs, letteratura, libertà, libri, malinconia, pasisone, poesia, racconti, scrittura, tinta, Tiziana, universo, vita

lasciatemi dormire

A pochi mesi dalla pubblicazione de “La fine dei giochi” (edito da Lettere Animate e di cui potete leggere la recensione qui), Tinta torna a raccontarci una nuova storia. Questa volta però il tono è diverso e la trama ha sfumature lontane da quelle a cui l’autrice ci ha abituati nel tempo.

La sua scrittura, sempre carica di colori audaci ed espressioni calde e appassionate, ci presenta i toni opachi di una donna malinconica per raccontare con “Lasciatemi dormire” (edito da Les Flaneurs edizioni) una storia diversa.

Tinta è una grande artista e nelle sue varie opere riesce a dare toni diversi alla sua voce. L’ho letta in versione sexy e maliziosa, in versione spiritosa e autoironica, è stata spesso una poetessa capace di cantare l’animo sempre soprattutto femminile, e qui tra queste pagine per la prima volta sento tanto dolore, tanta apatia. Lontano dalle lenzuola, dai giochi di seduzione, dall’intrigo dell’eros, qui diventa voce di una donna diversa, di una storia dai toni totalmente nuovi.

L’autrice, questa volta, diventa voce per Tiziana, una donna che ha bisogno di urlare il suo malessere. Il libro, basato su fatti reali, è intriso di una malinconia che mette in comunione con la protagonista della vicenda narrata, una persona che è cresciuta senza ricevere amore, rotta sin dall’adolescenza, quando scopre di non poter avere figli. Una donna comunque fortunata nel ricevere amore nella sua vita, ma incapace di trovare sollievo per questo.

Tinta racconta quel malessere silenzioso ma diabolico che affligge l’animo umano, racconta di quella ferita invisibile agli occhi che, come dice la Fallaci, non guarisce mai e poi ricominciare a sanguinare al minimo pretesto. Quelle ferite che ricordano quanto fragile e prezioso sia l’animo umano. Quanta cura bisogna riservare a quella materia invisibile che è la nostra essenza.

La storia di Tiziana è la storia di tante anime che soffrono il mal di vivere e vengono con superficialità tacciate di follia come fossero esseri disgustosi. Con la penna di Tinta questa storia diventa un urlo che stordisce il lettore, lo ferisce creando in modo più profondo quel legame di empatia che è il contratto di base tra chi scrive e chi legge.

Non è una vita facile quella di Tiziana, non è una storia semplice. Le sue fortune sono minate da qualcosa che da sempre è rimasto in lei e di cui nessuno ha saputo prendersi cura nel modo più adeguato. Il lettore lo sente, percepisce tutto questo sfogliando le pagine, lottando contro la tentazione di fermarsi e prendere fiato, sentendo comunque anche tanta voglia di allargare le braccia e accogliere Tiziana per prendersi cura di lei. Forse perché in qualche misura molti di noi si sono sentiti così inadeguati rispetto alla vita come accade a lei.

Tinta riesce, anche in questo genere nuovo nella sua scrittura, ad essere efficace e credibile, a farci sentire viva la storia e il suo personaggio. Una scrittura e un romanzo che tocca l’animo.

Per informazioni su Tinta https://www.facebook.com/tinta.scrittrice oppure https://tintascrittrice.wordpress.com/2010/10/

Per acquistare il libro clicca Lasciatemi dormire

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"Salve amici della notte, sono Porzia Romano" di Rita Angelelli

13 lunedì Feb 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amici, bellezza, cicatrici, condivisione, coraggio, corpo deturpato, dolore, femminilità, fondo, forza, forza d'animo, Le Mezzelane Casa Editrice, letteratura, lettere, libri, malasanità, messaggi, on the road, Porzia Romano, recensione, Rita Angelelli, romanzo, scrittura, sofferenza, viaggio, vita

immagine

Chissà a voi altri lettori cosa vi ispirano l’immagine di copertina e il titolo di questo lavoro di Rita Angelelli, “Salve amici della notte, sono Porzia Romano“, edito da La Mezzelane Casa Editrice.
A me personalmente, preannunciava un giallo, e immaginavo che Porzia Romano fosse una detective alle prese con la soluzione di un omicidio.

Ma mi sbagliavo.

Prima ancora dell’introduzione, il libro si apre con una poesia dell’autrice, una poesia profonda, tagliente, struggente, parole che lacerano prima ancora di sapere quale sarà la storia. Una vera e propria lettera a cuore aperto che ci rivela che il racconto che stiamo per leggere è basato su fatti realmente accaduti che hanno segnato la vita di chi scrive.
È la lettera sofferta di una donna di cui si intuisce la forza e la determinazione al di là di tutte le sofferenze affrontate.

Porzia Romano è, quindi, solo una speaker radiofonica che fa da ascoltatrice per la vera protagonista di questo libro, che è, invece, una donna che viaggia nella notte verso Modena dove dovrà sottoporsi ad una ennesima serie di esami e controlli medici. La protagonista, spinta da un impulso che ha il sapore di un bisogno di raccontarsi, decide di intervenire telefonicamente durante la trasmissione di Porzia e si definisce Anonima, anche se poi si prepara a mettersi a nudo e raccontare tanto di sé.

Il dolore ha segnato non solo il suo l’animo, ma anche la sua pelle con cicatrici profonde, “tante che già sembra la superficie della Luna“. L’argomento è la femminilità, quella di una donna il cui corpo è stato deturpato dalla malattia e dalla malasanità. La sofferenza di una donna che non solo ha visto il suo corpo colpito da una atroce malattia, ma ha sperimentato anche le profonde ferite dell’animo di una persona che non riesce più a sentirsi desiderabile, amabile perché sfigurata nel corpo dall’incompetenza e dalla superficialità di chi invece dovrebbe prendersi cura della nostra salute.

Rita racconta in queste pagine la sua storia di vita personale, la sua storia di dolore, malasanità e femminilità distrutta. Il tono stanco e arrabbiato penetra dentro e contagia il lettore.
La telefonata a Porzia è intervallata da brevi testi in corsivo che sono veri e propri sfoghi di dolore e sfinimento in una lotta contro l’ingiustizia e contro il mal di vivere che segna il proseguimento della storia di vita di Anonima. Rita ci regala pensieri e parole intime nate dal suo dolore. Ci conduce per mano dal fondo della sofferenza fino alla luce della consapevolezza.

Come la protagonista stessa dice, scrivere la aiuta a sfogarsi, a parlare di sé. Viene quindi celebrata la funzione terapeutica della scrittura, e il dolore provato nell’intimo si trasforma in parole.

La voce di Anonima è la voce di chi vive una condizione vergognosa; la voce di una donna che ha sofferto tanto. La durezza del tono usato è indicativa di un percorso tortuoso di indignazione, di un’ingiustizia subita. Ci vuole coraggio a raccontarsi, così come ce ne vuole a spogliarsi, a spegnere la propria sensibilità per sopravvivere e ricostruirsi. Una storia che racconta una realtà purtroppo vera e purtroppo ingiusta che ti costringe a diventare duro, impassibile, insensibile. Cadere fino al fondo, oltre quel fondo dove le ingiustizie ti hanno spinto, restarci tutto il tempo necessario a rivestirsi di nuova pelle.

Ho avuto la fortuna di conoscere Rita personalmente, e mentre leggevo il libro la rivedevo nei miei ricordi con la sua energia, la sua instancabile passione. La rivedevo correre e pensare a tante cose da fare, al suo entusiasmo, e ho sentito di avere avuto accesso ad una parte intima di lei.
Ci vuole un’incredibile forza d’animo per affrontare tutte le ingiustizie, le sofferenze fisiche e morali subite da lei e narrate da Anonima, e pensare che si tratta di una storia veramente accaduta (come tante oggi) è agghiacciante.

Nulla è ancora risolto alla fine di queste pagine, non c’è un vero lieto fine, ma si apre uno spiraglio che nasce da dentro la voce che narra e vive tutta la vicenda in prima persona. Quella voce che oltre a condividere un pensiero e una terribile esperienza ci lascia un consiglio, un esempio.

Mi viene da pensare che la notte del titolo e anche del momento in cui avviene il viaggio con Porzia non sia una scelta casuale ma una intenzione voluta dall’autrice. La notte usata come metafora di una fase difficile e buia della propria vita, una prova senza luce da affrontare come l’ignoto nel quale non si hanno certezze. Una notte da cui non ci si può sottrarre se non attraversandola con coraggio. E il coraggio che mostra la nostra Anonima è proprio quello di spogliarsi, tirare giù la maschera e raccontarsi nell’intimo.

Rita ci permette di entrare nella sua vita e nella parte più scomoda di essa. Ci vuole coraggio a farlo così come ci vuole coraggio ad ammettere a se stessi che alcune prove a cui ci sottopone la vita dobbiamo affrontarle e superarle da soli. Solo in questo modo potremmo guardare in faccia i nostri demoni e sconfiggerli.

Credo che “Salve amici della notte, sono Porzia Romano” sia un libro che dovrebbero leggere in molti, soprattutto chi ha bisogno di essere ascoltato, chi ha bisogno di essere spronato ad urlare il proprio dolore, la propria rabbia.

Per informazioni su Rita Angelelli http://lemezzelane.altervista.org/rita-angelelli.html
Per info e acquisto libro http: Salve amici della notte, sono Porzia Romano
oppure //www.lemezzelane.altervista.org/negozio/index.php?id_product=3&controller=product

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.A proposito di pensieri sparsi…

06 domenica Lug 2014

Posted by mrosf in A proposito di me...

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amici, basta, famiglia, gruppi, gruppo, indifferenza, rabbia, sogni

.fb mi chiede a cosa sto pensando… a troppe cose:
penso alle leggi di mercato;
penso che mò basta con lo giustificare chi non se lo merita;
penso all’indifferenza con cui vengo trattata e a quella che rivolgo agli altri;
penso a quello che sbaglio;
penso a quello che ho seminato, a quello che dovrei seminare e a come dovrei imparare a scegliere meglio i terreni da coltivare;
penso che vorrei urlare e che forse un giorno scoppierò e farò tremare i vetri;
penso che dovrei smetterla di essere accondiscendente;
penso che dovrei mandare a fanculo, ma seriamente;
penso che merito di più e non ne sono consapevole;
penso che valgo di più e non ne sono consapevole;
penso che dovrò incominciare davvero a reinventarmi, che ho incominciato e ho una paura fottuta di sentirmi ancora persa;
penso che nessuno di quelli che conosco mi conosce davvero;
penso alla mia solarità, a come cozza con il buio che ho intorno (a volte) e penso che forse cerco il sole dove non c’è e che forse è il momento di guardare davvero nella direzione giusta (che poi è dove il sole batte talmente tanto forte da farti male gli occhi, perché la verità ti libera ma solo dopo averti fatto dannare e soffrire);
penso che penso troppo e parlo poco;
penso che se mi sento fuori da un gruppo di cui pensavo di far parte forse non ne sono mai stata parte e ho voluto crederlo io;
penso che se mi metto a pensare a tutte le cose che penso non finirò mai di scriverle tutte qui… magari dopo continuo, ma ora penso che la cucina di mia madre merita molto di più la mia attenzione che non tutto quello che mi delude e spaventa e mi fa stare male;
buona domenica a tutti

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