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"Pathos" di Mariarosaria Ruotolo

22 lunedì Gen 2018

Posted by mrosf in Recensioni

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autrice, bellezza, donne, giovinezza, Mariarosaria Ruotolo, passione, pathos, Pluriversum edizioni, poesia, poetessa, silloge

Risultati immagini per Pathos mariarosaria ruotoloSalve amici della lettura,

oggi vi presento la silloge poetica “Pathos“, edita da Pluriversum Edizioni di Ferrara, che segna il debutto della giovane autrice casertana, Mariarosaria Ruotolo. Un’opera molto interessante che già per struttura e intenzione rivela una maturità e una profondità d’animo degni di attenzione.

Si tratta di una raccolta poetica con una struttura circolare, con la quale la poetessa vuole raggiungere soprattutto i suoi coetanei attraverso tutte le forme della poesia e della prosa. Il libro, infatti, si apre con un monologo. Comprende, poi, una parte di poesie in italiano, una in vernacolo, una in inglese e una in latino, prima di lasciare spazio a dei testi in prosa e concludersi con un ultimo monologo.

Mariarosaria dimostra di avere un animo ricco di buoni sentimenti, di aver dovuto già affrontare diverse prove nella vita; di aver fatto esperienza anche solo per empatia di tante questioni. Il suo animo sensibile la porta a esprimere verso i suoi coetanei  quello che lei ha compreso di questo viaggio chiamato vita che già le ha mostrato tanti lati oscuri e tante meraviglie. Quindi il suo monologo iniziale diventa uno sprone per i suoi coetanei a non arrendersi, a procedere, a dare sempre il massimo di se stessi e fare della propria vita un’opera d’arte.

La silloge, poi, continua con poesie divise appunto per tipologia.

Il tema dominante è quello della separazione e dell’abbandono. Ma ci sono anche tanti versi dedicati alle donne, alla legalità e alla bellezza.

Tenere si rivelano le liriche legate alla sua età, che dimostrano il suo amore anche per i suoi coetanei e per la giovinezza. Ho notato una forza particolare nell’esprimere ciò che i fatti di cronaca e di attualità le hanno smosso dentro. La sua sensibilità le ha permesso di immedesimarsi in alcune situazioni e trovare come valvola di sfogo e denuncia la poesia.

E forse, è proprio questo connubio tra la sua giovane età e la maturità che lei dimostra nel fare esperienza e interessarsi a ciò che accade intorno a impressionare il lettore e trovare comunione nella sua opera.

La maturità poetica invece si riscontra soprattutto nella parte della silloge dedicata ai versi in vernacolo. Anche se è una parte molto breve, è quella che ho apprezzato di più sia per la cura, sia per l’attenzione messa dalla poetessa, sia per la passione che emerge tra queste liriche più che nelle altre. La passione e il coinvolgimento di questa ragazza per la sua terra e per la lingua della sua terra è qualcosa di cui il lettore può fare esperienza sulla propria pelle; qualcosa che non lascia indifferenti e la cui bellezza commuove.

La parte che invece mi ha convinta un po’ di meno è quella dei testi in prosa. Non lo dico per una questione di forma o di contenuto. Sono senza dubbio testi scritti in modo chiaro, appassionato ed energico. Mariarosaria, anche in questo caso, dimostra bravura ed efficacia nell’esposizione dei suoi pensieri, ma per una questione di coerenza poetica li avrei inseriti in una raccolta a parte, magari creando una sorta di “saggio poetico”.

Ho la sensazione che siamo al cospetto di una penna felice che farà parlare molto di sé; di un’autrice che saprà dare ancora voce a una generazione, cogliendone i tratti che la modernità e la tecnologia tendono a oscurare. Sono convinta che i giovani hanno bisogno di personalità come quelle di Mariarosaria anche e soprattutto per non dimenticare che il proprio animo va curato e nutrito di bellezza, di quella bellezza che si nasconde nella poesia della vita.

La silloge di Mariarosaria Ruotolo può essere acquistata direttamente dall’autrice, il cui indirizzo e-mail per qualunque informazione è maryruotolo61@gmail.com , oppure ordinata in tutte le librerie “Feltrinelli” d’Italia, presso la libreria “Hamletica” di Maddaloni (CE) e “Pascarella” di Santa Maria a Vico (CE).

 

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"Lasciatemi dormire" di Tinta

03 lunedì Apr 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amici, amicizia, amore, angoscia, anima, bellezza, emozioni, erotica, essenza, fantasia, La fine dei giochi, Lasciatemi dormire, Les Flaneurs, letteratura, libertà, libri, malinconia, pasisone, poesia, racconti, scrittura, tinta, Tiziana, universo, vita

lasciatemi dormire

A pochi mesi dalla pubblicazione de “La fine dei giochi” (edito da Lettere Animate e di cui potete leggere la recensione qui), Tinta torna a raccontarci una nuova storia. Questa volta però il tono è diverso e la trama ha sfumature lontane da quelle a cui l’autrice ci ha abituati nel tempo.

La sua scrittura, sempre carica di colori audaci ed espressioni calde e appassionate, ci presenta i toni opachi di una donna malinconica per raccontare con “Lasciatemi dormire” (edito da Les Flaneurs edizioni) una storia diversa.

Tinta è una grande artista e nelle sue varie opere riesce a dare toni diversi alla sua voce. L’ho letta in versione sexy e maliziosa, in versione spiritosa e autoironica, è stata spesso una poetessa capace di cantare l’animo sempre soprattutto femminile, e qui tra queste pagine per la prima volta sento tanto dolore, tanta apatia. Lontano dalle lenzuola, dai giochi di seduzione, dall’intrigo dell’eros, qui diventa voce di una donna diversa, di una storia dai toni totalmente nuovi.

L’autrice, questa volta, diventa voce per Tiziana, una donna che ha bisogno di urlare il suo malessere. Il libro, basato su fatti reali, è intriso di una malinconia che mette in comunione con la protagonista della vicenda narrata, una persona che è cresciuta senza ricevere amore, rotta sin dall’adolescenza, quando scopre di non poter avere figli. Una donna comunque fortunata nel ricevere amore nella sua vita, ma incapace di trovare sollievo per questo.

Tinta racconta quel malessere silenzioso ma diabolico che affligge l’animo umano, racconta di quella ferita invisibile agli occhi che, come dice la Fallaci, non guarisce mai e poi ricominciare a sanguinare al minimo pretesto. Quelle ferite che ricordano quanto fragile e prezioso sia l’animo umano. Quanta cura bisogna riservare a quella materia invisibile che è la nostra essenza.

La storia di Tiziana è la storia di tante anime che soffrono il mal di vivere e vengono con superficialità tacciate di follia come fossero esseri disgustosi. Con la penna di Tinta questa storia diventa un urlo che stordisce il lettore, lo ferisce creando in modo più profondo quel legame di empatia che è il contratto di base tra chi scrive e chi legge.

Non è una vita facile quella di Tiziana, non è una storia semplice. Le sue fortune sono minate da qualcosa che da sempre è rimasto in lei e di cui nessuno ha saputo prendersi cura nel modo più adeguato. Il lettore lo sente, percepisce tutto questo sfogliando le pagine, lottando contro la tentazione di fermarsi e prendere fiato, sentendo comunque anche tanta voglia di allargare le braccia e accogliere Tiziana per prendersi cura di lei. Forse perché in qualche misura molti di noi si sono sentiti così inadeguati rispetto alla vita come accade a lei.

Tinta riesce, anche in questo genere nuovo nella sua scrittura, ad essere efficace e credibile, a farci sentire viva la storia e il suo personaggio. Una scrittura e un romanzo che tocca l’animo.

Per informazioni su Tinta https://www.facebook.com/tinta.scrittrice oppure https://tintascrittrice.wordpress.com/2010/10/

Per acquistare il libro clicca Lasciatemi dormire

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"Assoli" di Vinicio Salvatore Di Crescenzo

07 martedì Mar 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amore, Assoli, bellezza, condivisione, editoria, emozioni, fantasia, Le Mezzelane Casa Editrice, letteratura, libri, malinconia, messaggi, natura, poesia, recensione, scrittura, silloge, sinfonia, universo, Vinicio Salvatore Di Crescenzo, vita

cover

La Mezzelane Casa Editrice ci regala una raccolta poetica che ha le sembianze di una sinfonia. “Assoli” di Vinicio Salvatore Di Crescenzo è un inno alla natura nei suoi singoli elementi, l’esplosione della preziosità di ognuno di essi da cui l’autore trae esempio e insegnamento per la vita.

Proprio come una sinfonia, dicevamo, ogni poesia è il canto di una voce che si alza dal coro per far prevalere uno strumento, e ognuno di essi ha la medesima importanza, la medesima intensità.

L’autore ci insegna il dono prezioso di Madre Terra e di tutto ciò che essa ci trasmette ogni giorno: la bellezza.
Tra i suoi versi, gli elementi della natura sono così potenti da apparire personificati, si ha la sensazione di trovarsi al cospetto di dei impetuosi che custodiscono un segreto, ma che allo stesso tempo non possono impedire all’uomo di agire mancando loro di rispetto.

Leggendo queste liriche sembra di passeggiare per sentieri boscosi, solitari e nascosti. Per campi aperti al sole e pronti ad accogliere la pioggia. La sensazione è quella di una passeggiata tra il verde fresco di paesaggi silenziosi eppure rigeneranti. Sembra di sentire addosso le emozioni e sembra di poter essere guariti dall’ambiente: a lei il poeta si rivolge per affidare la cura dei propri tormenti e risolverli aiutandolo a trovare sollievo.
Non solo gli elementi del creato, il poeta ci invita ad osservare il mondo intero, a scorgere i dettagli, i particolari, perché è osservando che possiamo capire i meccanismi dell’universo e dell’animo umano. E dunque, il secondo blocco di poesie è dedicato ad immagini di vita nelle quali le persone affrontano una quotidianità che si intreccia ai ritmi della natura.

I versi di Di Crescenzo suggeriscono riflessioni. Dall’ambiente che ci circonda si può imparare, ecco il messaggio, e forse è il momento di rallentare il ritmo frenetico che hanno dovuto prendere le nostre vite e accordarlo invece ai ritmi naturali della terra. È evidente che sia l’uomo l’elemento che contamina e può macchiare ogni cosa intorno a sé. E di questo Di Crescenzo non nasconde il disappunto.

La sua è una poesia curata. La scelta delle parole, delle immagini è attenta, ed è una lettura accessibile, il messaggio risulta fruibile ad ogni lettore.

Come dicevamo, il secondo blocco ricomprende poesie che trovano ispirazione non sono nella natura e nei suoi elementi, ma nelle strade delle città, nella memoria che queste suscitano, nel tempo che passa più tangibile tra i vicoli e tra le case. I tormenti dell’animo qui, in questo caso, sembrano più forti, più nervosi e urgenti. L’anima in pena appare quasi rassegnata.

E se queste liriche fossero il canto di un ritorno alla normalità dopo un viaggio di introspezione, e la quotidianità presentasse nuove sfide da affrontare con nuova consapevolezza? Questa è l’impressione che ho avuto: come di una smentita dell’esaltazione del primo insieme; di una poesia che si avvicina ancora di più al lettore.

Nel terzo blocco, poesie dedicate all’amore, canti di gioia e dolori suscitati da questo sentimento che, come preannuncia nell’introduzione l’autore, è come fuoco: divampa con impeto ma può anche esaurirsi in niente.

E allora sono tante le sfaccettature da osservare e cantare tra i versi. La natura diventa filo da ricamare con le emozioni suscitate da questo sentimento, sia condiviso che respinto. Esso non è fattore determinante ma di contorno alle vicende.

Mi sembra di notare la prevalenza di un sentimento di tristezza e malinconia per ciò che non è più. Toccanti, infatti, i versi dedicati alla madre; commovente l’evocazione di questo lutto che ancora è sempre fa male, come solo può la perdita di una madre. Il ricordo si mescola agli odori e ai silenzi del lungo che ospita le amate spoglie.

Condivido quello che afferma Michela Zanarella nella prefazione: “Assoli” è il canto di una ricerca interiore che avviene e viene suggerita osservando la natura. Da ogni elemento emana un’energia che scuote autore e lettore, un’energia autentica, sincera, pura che passa e sconquassa l’animo. Lo innalza dalle sue ombre, senza suggerire alcuna fuga, ma spronando ad attraversarle, perché dopo la tempesta torna il sereno.

Per informazioni sull’autore http://lemezzelane.altervista.org/vinicio-salvatore-di-crescenzo.html

Per acquistare il libro http: Assoli
oppure //www.lemezzelane.altervista.org/negozio/index.php?id_product=13&controller=product

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"Salve amici della notte, sono Porzia Romano" di Rita Angelelli

13 lunedì Feb 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amici, bellezza, cicatrici, condivisione, coraggio, corpo deturpato, dolore, femminilità, fondo, forza, forza d'animo, Le Mezzelane Casa Editrice, letteratura, lettere, libri, malasanità, messaggi, on the road, Porzia Romano, recensione, Rita Angelelli, romanzo, scrittura, sofferenza, viaggio, vita

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Chissà a voi altri lettori cosa vi ispirano l’immagine di copertina e il titolo di questo lavoro di Rita Angelelli, “Salve amici della notte, sono Porzia Romano“, edito da La Mezzelane Casa Editrice.
A me personalmente, preannunciava un giallo, e immaginavo che Porzia Romano fosse una detective alle prese con la soluzione di un omicidio.

Ma mi sbagliavo.

Prima ancora dell’introduzione, il libro si apre con una poesia dell’autrice, una poesia profonda, tagliente, struggente, parole che lacerano prima ancora di sapere quale sarà la storia. Una vera e propria lettera a cuore aperto che ci rivela che il racconto che stiamo per leggere è basato su fatti realmente accaduti che hanno segnato la vita di chi scrive.
È la lettera sofferta di una donna di cui si intuisce la forza e la determinazione al di là di tutte le sofferenze affrontate.

Porzia Romano è, quindi, solo una speaker radiofonica che fa da ascoltatrice per la vera protagonista di questo libro, che è, invece, una donna che viaggia nella notte verso Modena dove dovrà sottoporsi ad una ennesima serie di esami e controlli medici. La protagonista, spinta da un impulso che ha il sapore di un bisogno di raccontarsi, decide di intervenire telefonicamente durante la trasmissione di Porzia e si definisce Anonima, anche se poi si prepara a mettersi a nudo e raccontare tanto di sé.

Il dolore ha segnato non solo il suo l’animo, ma anche la sua pelle con cicatrici profonde, “tante che già sembra la superficie della Luna“. L’argomento è la femminilità, quella di una donna il cui corpo è stato deturpato dalla malattia e dalla malasanità. La sofferenza di una donna che non solo ha visto il suo corpo colpito da una atroce malattia, ma ha sperimentato anche le profonde ferite dell’animo di una persona che non riesce più a sentirsi desiderabile, amabile perché sfigurata nel corpo dall’incompetenza e dalla superficialità di chi invece dovrebbe prendersi cura della nostra salute.

Rita racconta in queste pagine la sua storia di vita personale, la sua storia di dolore, malasanità e femminilità distrutta. Il tono stanco e arrabbiato penetra dentro e contagia il lettore.
La telefonata a Porzia è intervallata da brevi testi in corsivo che sono veri e propri sfoghi di dolore e sfinimento in una lotta contro l’ingiustizia e contro il mal di vivere che segna il proseguimento della storia di vita di Anonima. Rita ci regala pensieri e parole intime nate dal suo dolore. Ci conduce per mano dal fondo della sofferenza fino alla luce della consapevolezza.

Come la protagonista stessa dice, scrivere la aiuta a sfogarsi, a parlare di sé. Viene quindi celebrata la funzione terapeutica della scrittura, e il dolore provato nell’intimo si trasforma in parole.

La voce di Anonima è la voce di chi vive una condizione vergognosa; la voce di una donna che ha sofferto tanto. La durezza del tono usato è indicativa di un percorso tortuoso di indignazione, di un’ingiustizia subita. Ci vuole coraggio a raccontarsi, così come ce ne vuole a spogliarsi, a spegnere la propria sensibilità per sopravvivere e ricostruirsi. Una storia che racconta una realtà purtroppo vera e purtroppo ingiusta che ti costringe a diventare duro, impassibile, insensibile. Cadere fino al fondo, oltre quel fondo dove le ingiustizie ti hanno spinto, restarci tutto il tempo necessario a rivestirsi di nuova pelle.

Ho avuto la fortuna di conoscere Rita personalmente, e mentre leggevo il libro la rivedevo nei miei ricordi con la sua energia, la sua instancabile passione. La rivedevo correre e pensare a tante cose da fare, al suo entusiasmo, e ho sentito di avere avuto accesso ad una parte intima di lei.
Ci vuole un’incredibile forza d’animo per affrontare tutte le ingiustizie, le sofferenze fisiche e morali subite da lei e narrate da Anonima, e pensare che si tratta di una storia veramente accaduta (come tante oggi) è agghiacciante.

Nulla è ancora risolto alla fine di queste pagine, non c’è un vero lieto fine, ma si apre uno spiraglio che nasce da dentro la voce che narra e vive tutta la vicenda in prima persona. Quella voce che oltre a condividere un pensiero e una terribile esperienza ci lascia un consiglio, un esempio.

Mi viene da pensare che la notte del titolo e anche del momento in cui avviene il viaggio con Porzia non sia una scelta casuale ma una intenzione voluta dall’autrice. La notte usata come metafora di una fase difficile e buia della propria vita, una prova senza luce da affrontare come l’ignoto nel quale non si hanno certezze. Una notte da cui non ci si può sottrarre se non attraversandola con coraggio. E il coraggio che mostra la nostra Anonima è proprio quello di spogliarsi, tirare giù la maschera e raccontarsi nell’intimo.

Rita ci permette di entrare nella sua vita e nella parte più scomoda di essa. Ci vuole coraggio a farlo così come ci vuole coraggio ad ammettere a se stessi che alcune prove a cui ci sottopone la vita dobbiamo affrontarle e superarle da soli. Solo in questo modo potremmo guardare in faccia i nostri demoni e sconfiggerli.

Credo che “Salve amici della notte, sono Porzia Romano” sia un libro che dovrebbero leggere in molti, soprattutto chi ha bisogno di essere ascoltato, chi ha bisogno di essere spronato ad urlare il proprio dolore, la propria rabbia.

Per informazioni su Rita Angelelli http://lemezzelane.altervista.org/rita-angelelli.html
Per info e acquisto libro http: Salve amici della notte, sono Porzia Romano
oppure //www.lemezzelane.altervista.org/negozio/index.php?id_product=3&controller=product

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"Brutto vizio morire" di Nicolò Gianelli

16 venerdì Dic 2016

Posted by mrosf in Recensioni

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bellezza, Brutto vizio morire, editoria, fantasia, fine, giochi, leggere, libri, malinconia, messaggi, morte, Nicolò Gianelli, raccolta di racconti, racconti, recensione, round midnight edizioni, scrittura, surreale, vangelo yankee, vizio

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Non mi aspettavo nulla di sensato dall’opera prima di Nicolò Gianelli, “Brutto vizio morire“, edito anche in questo caso dalla ‘round midnight edizioni. E speravo non mi smentisse.

Del suo romanzo “Vangelo yankee” (cliccando qui trovate la recensione al libro) ho amato l’atmosfera surreale e la straordinaria capacità dell’autore di raccontarla. Anche in questa raccolta di sei racconti (sua prima fatica letteraria) trovo conferma dello stile e della bravura. La costruzione della vicenda contiene ragionamenti che fanno capriole assurde e che fanno sorridere, ma vi è anche tanto sentimento.

Elemento comune dei sei racconti è la morte vista da prospettive diverse. La morte inaspettata e triste che stronca la vita con ironia; quella cercata, voluta, conquistata per farne dono all’amore della propria vita e che invece viene sciupata. La morte beffarda, la morte assurda troppo spesso inaspettata. La morte ripetuta, la morte bastarda e quella bella. La morte intima e personale, la morte poetica, la morte decisa che mette un punto alla questione. La morte che coglie anche Dio nel sogno, immobilizzandolo nel ricordo più bello della sua esistenza. Insomma, alcune fra le tante sfumature che si possono trovare nel viaggio estremo.

Dietro questi racconti surreali si nascondono favole che strappano sorrisi ma risvegliano anche tanta malinconia e spunti di riflessione sugli aspetti della vita.
Sembra di essere seduti a tavola con la Signora a bere del buon vino e chiacchierare delle assurdità e degli scherzi ironici della vita; a riderne, seppur con amarezza, per non sentirsi vittime di questo meccanismo indomabile o perché il sorriso è l’unico modo in cui si può sopravvivere e andare avanti.

La scrittura è un sortilegio che si fa giocando con le parole, e Niccolò dimostra e conferma di essere un mago in questo: il suo talento, che avevo imparato con “Vangelo yankee”, trova conferma in questi racconti. L’arte è un incantesimo con cui si cerca di contrastare il corso negativo delle cose. Ridare luce calda a tutto e spegnere quel senso di dolore costante che ferisce alcuni animi sensibili.

Il gusto irreale è sempre lo stesso, un tocco inconfondibile che diventa firma.
A volte la nota surreale e data dalle metafore usate per fare riflessioni e proporre pensieri. Le metafore vengono usate per provare a spiegare l’essenza di alcune sensazioni che tradotte in poche parole o cercando di scriverle con frasi lineari sciuperebbero tutta la bellezza e la profondità di quello che si intende trasmettere.

Nicolò ha costruito meravigliosi ricami, belli anche nella loro crudezza, perché ci sono tante sfaccettature che raccontano la vita sia nel bene che nel male. Tutto ciò che smuove e provoca una reazione nelle viscere è vita, e questo si evince dalla sua scrittura. Nella creazione dei sei mondi tutto è ammesso per il nostro autore, come per ogni artista con la sua opera, infatti, egli ha giocato e partorito una serie di racconti mai banali.
Nicolò ha saputo modellare la materia che gli è stata data (la fantasia) con un talento raro e prezioso.

Niccolò Gianelli resta una bellissima e piacevole lettura, ricca di significati, un po’ bastarda e talvolta spietata, proprio come la vita che si fa odiare e amare allo stesso tempo con eguale intensità.

Mi piacerebbe scoprire che Nicolò ci ha lasciato altre opere da leggere…

Per info e acquisto http://www.roundmidnightedizioni.it/book/brutto-vizio-morire/

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"Fiori d'asfalto ed altre solitudini" di Allan Corsaro

09 venerdì Dic 2016

Posted by mrosf in Recensioni

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Allan Corsaro, asfalto, bellezza, condivisione, emozioni, istantanee, libri, malinconia, messaggi, poesia, recensione, round midnight edizioni, scrittura, silloge, universo

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La ‘round midnight edizioni è una casa editrice che si occupa principalmente di poesia dando un contributo notevole per la diffusione di questa forma letteraria, purtroppo trascurata.

Esistono invece tanti gioielli che toccano le corde dell’anima e, senza troppa delicatezza, vi lasciano dentro segni profondi che commuovono e spingono a riflettere.

Questo è il compito della letteratura; questo è il compito della poesia.

Allan Corsaro è un altro poeta della scuderia ‘round midnight edizioni. Un poeta del nostro tempo che qualcuno potrebbe aver “immaginato, da qualche parte”. Ma, ad incontrarlo tra i versi che ci regala, si ha la sensazione tangibile di qualcosa di corposo, ricco e tagliente.

“Fiori d’asfalto ed altre solitudini” è una silloge da leggere ad alta voce. Anche solo sussurrate, le poesie in essa contenute si devono sentire. La voce, infatti, ne svela altri significati, altre sfumature, oltre quelle immediate.

Impressioni al primo impatto: il nostro poeta ama vivere nella notte e te lo immagini, sin dai primi versi, camminare per le strade illuminate dai lampioni a rubare storie di chi come lui vive in quel preciso istante della giornata. Come se nell’oscurità ci si potesse proteggere ed essere davvero se stessi, e nell’oscurità capire davvero.

O forse è il contrario, e lui non riesce a vivere la notte come vorrebbe?

Di sicuro, Allan Corsaro riesce a cogliere tanta umanità (“raccolgo mani / braccia / profili / passi come fossero doni“).

I versi sembrano passi compiuti sull’asfalto di una città di cui non conosciamo né nome né fisionomia, ma è rilevante: sono le vie della vita, quelle strade che si imboccano crescendo o affrontando il quotidiano; le strade che percorriamo con un bagaglio che alimentiamo ogni giorno. Ma cosa sta cercando Corsaro su questi marciapiedi, per questi vicoli che sembrano solitari, silenziosi, riflessivi, e celano invece tanta vita?
A volte sembra una ricerca incompleta, sospesa. Come se si percepisse la frustrazione di qualcosa di inaspettato.
E così è facile rischiare di confondersi tra la folla e l’asfalto.
Nei suoi versi, che esplodono di bellezza, c’è come la volontà di esprimerla e gioirne, e urlare l’incapacità di saperlo fare e saperlo vivere.

Allan Corsaro è innamorato della vita e di ciò che lo circonda. Si evince dalle sue parole la consapevolezza di tutto questo, ma allo stesso tempo sembra mostrare se stesso come piccolo, impotente, incapace di accogliere appieno questo messaggio di splendore.

La parola chiave e asfalto e non solo per via del titolo. È richiamata più volte tra i versi, e questo ci suggerisce un’ambientazione vera e propria, primo elemento di congiunzione e continuità del racconto poetico di questa silloge: la città.
La città con le sue solitudini dettate forse dalla frenesia del quotidiano. La città con le sue routine che a volte ci distaccano dalle cose realmente preziose.
L’asfalto è un pretesto per raccontare le vite degli altri che incrociano gli occhi del poeta e suscitano in lui riflessioni. Un pretesto per un’analisi di se stessi nel confronto.
L’asfalto serve a denunciare la solitudine dell’essere umano tra i suoi simili. Esso rende “i muri più espressivi delle persone che contengono“: in questo verso si vince il sollievo che si prova dal confronto con le architetture della città, più lieve, più apprezzato del confronto con l’essere umano. Come se la distanza tra uomo e architettura fosse meno dolorosa di quella che c’è tra uomo e uomo.

Tra questi versi, c’è la paura del distacco e la tremenda consapevolezza che esso sia un fatto inevitabile.
La poesia è un mezzo per non impazzire, e il pomeriggio è il momento migliore per darle voce e luce.
La poesia è un grido per noi per denunciare il proprio disagio interiore. Quella irrequietezza che contrasta con la sfiducia verso tutto e ti fa comunque lottare ogni giorno con “la stupida tenacia di questa testa contro muri invincibili / che se non si ferisce si spacca /  ed è l’unica fenditura della vita“.

Corsaro lascia intendere la poesia come mezzo per urlare disagio, frustrazione, confusione, ma anche il senso di mancanza e solitudine che ci colpisce a questo mondo e che colpisce soprattutto gli animi più sensibili.
E urlare questa poesia sembra diventare l’unico modo per restare vivi, sani e salvi.

Trovo alcune di queste poesie assolutamente condivisibili. Corsaro, infatti, riesce a dare voce a tormenti e dubbi comuni. Una voce che ci voleva.
E alla fine, la poesia è una serie di istantanee, di pensieri suscitati dalle immagini di cui si fa esperienza nel quotidiano, e che nell’apparenza sembrano dettagli insignificanti su un quadro ma che a guardare meglio, a soffermarsi, si notano le sfumature e anche l’incanto poetico che alberga in ogni cosa.
Nella penna felice di Allan Corsaro si legge questo desiderio di abbandono di sé alla poesia come fossero gli occhi di una persona.

Per informazioni sull’autore e per acquistare il libro
http://www.roundmidnightedizioni.it/book/fiori-dasfalto-ed-solitudini/

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"Telegrammi" di Anna Ruotolo 

25 venerdì Nov 2016

Posted by mrosf in Recensioni

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abbandono, anna ruotolo, bellezza, condivisione, lettere, messaggi, missive, poesia, poetessa, round midnight edizioni, sollige, telegrammi, universo

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La ‘round midnight edizioni ha scelto per le sue pubblicazioni un formato piccolo, che a mio avviso aiuta a percepire il volume come un oggetto prezioso, uno scrigno che contiene diamanti. E ogni volta trovo conferma di questa sensazione.

La breve silloge di Anna Ruotolo, “Telegrammi“, è uno dei tesori del catalogo ‘roundmidnight.
Si tratta di brevi e intensi messaggi rivolti prima di una partenza, di una separazione, o semplicemente per comunicare tenere confessioni che non celano un impeto enorme. Scritti da chi resta o da chi sta per andare. Ma a chi sono rivolti?

È questa la sensazione, come quella di un messaggio lasciato prima che sia tutto concluso; come a voler dire prima di dimenticare, per non lasciare nulla di non detto o qualcosa in sospeso.
Messaggi che sono come ammonimenti, note, appunti prima di un viaggio, oppure prima di ritrovarsi dopo una separazione.
Messaggi come confessioni tenere, difficili, delicate eppure urlate in modo forte.
E questi messaggi comprendono sensazione di un momento.
“Oggi perderemo qualcosa insieme“, scrive in un verso la poetessa, e in fondo per accogliere la poesia ci si deve perdere un po’, perdere qualche barriera intorno a se stessi, perdere il senno, perdere i limiti. E questo abbandono diventa strada necessaria ad accogliere il senso della bellezza, il senso dell’arte.

La lettura di queste brevi missive sembra riconciliarti teneramente con l’universo, trasportarti ad un livello superiore di pace e comunione.
La penna di Anna è delicata in apparenza, ma solo in apparenza: i suoi versi, infatti, sono colmi di sentimento e potenza. Ed è una sensazione che trapela in modo imponente nella lettura di queste missive.
Lettere che ci raccontano di un legame magico, lettere che ci ricordano noi stessi.

La sua mano è presa in prestito per tradurre le nostre esperienze.
C’è un vuoto creato da una partenza, un distacco: in alcuni versi si legge il desiderio di continuare a mantenere il contatto anche se solo con una parola, con poche righe. E con quelle righe, Anna riesce ad aprire la porta di un mondo intimo eppure sconfinato; universo prezioso nel quale siamo invitati a prendere posto nella condivisione.

Anna usa ogni elemento della natura in questo dialogo; chiama in soccorso animali e astri per superare e colmare i vuoti lasciati aperti dall’abbandono.
E tutto diventa vivo, tutto palpabile. Una poesia delicata eppure impetuosa. Una vera e propria esperienza.

Per seguirla su fb: https://www.facebook.com/anna.ruotolo.ce?fref=ts
Per acquistare il libro: http://www.roundmidnightedizioni.it/book/telegrammi/

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GliAngeli#26

17 martedì Mar 2015

Posted by mrosf in Gli Angeli, La forma del vuoto

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Tag

angeli, bellezza, bello, perdersi, ritrovarsi, sguardi

Gli angeli a volte si perdono di vista
ma sanno che, quando accade, è solo un attimo passeggero, talvolta necessario, talvolta inevitabile, casuale.
Ma gli angeli non devono dimenticare che, se si voltano, i loro sguardi si ritrovano.
E quanto è bello ritrovarsi!

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.Quello banale.

12 venerdì Set 2014

Posted by mrosf in Q-uei4

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Tag

bellezza, cipolla, donna, femminile, giorni, minuti, opportunità, ora, orologio, orologio da polso, passaggio, tempo, vanità, via

Il tempo racchiuso in piccole dimensioni, in un oggetto tascabile prima, da polso poi, comunque sempre a portata di mano, controllato, contenuto in un gioiello legato al braccio e ornato come se ad abbellire l’orologio si potesse rendere più piacevole lo scorrere del tempo; come se ad averlo sotto mano si potesse controllare il passaggio dei minuti, delle ore, dei giorni.

Un vezzo tutto femminile, in principio, l’orologio per gli uomini era una elegante “cipolla” da infilare in un taschino e tirare fuori con stile. Ma la vanità, si sa, è contagiosa: si veste di comodità e poi sfocia in ricerca e dominio di ciò che è bello!

Addio cipolle e benvenuto orologio da polso! Benvenuto in tutte le tue forme e con caratteristiche sempre più aggiornate, più funzionali, senza mai perdere la tua eleganza, senza mai smettere di distinguere il braccio di chi lo sceglie e lo indossa da chi ne possiede di altri modelli.

Benvenuto, orologio, e grazie perché spesso, con la tua eleganza, accechi il mio sguardo e distrai la mia attenzione dal tempo, illudendomi di esserne padrone e di poterne snobbare il passaggio.

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.Sento le parole.

31 giovedì Lug 2014

Posted by mrosf in A certain shade of me

≈ 1 Commento

Tag

azzurro, bellezza, caldo, cielo, mare, parole, poesia, sicurezza, sole, tepore, via

Sento le parole pizzicarmi la gola
solleticare la mano
si mettono bene in fila
per venire fuori e celebrare questo trionfo di sole
Dalla finestra si preannuncia un caldo abbraccio
di raggi dorati
e immagino passeggiate celare la loro esistenza
nel desiderio delle persone.

In questo istante
vorrei essere in riva al mare
a catturare le più piccole
increspature
mentre il sole si distende sulla superficie azzurra
Vorrei essere una nuvola
per spiegarmi sul piano fatto di onde
e rinnovarmi con loro in ogni respiro
Vorrei respirare questo sole
rubarne l’energia
per trasformarla in sorrisi da regalare
con gli occhi
Ed illuminare
l’animo
di nuovo tepore

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