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"Lasciatemi dormire" di Tinta

03 lunedì Apr 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amici, amicizia, amore, angoscia, anima, bellezza, emozioni, erotica, essenza, fantasia, La fine dei giochi, Lasciatemi dormire, Les Flaneurs, letteratura, libertà, libri, malinconia, pasisone, poesia, racconti, scrittura, tinta, Tiziana, universo, vita

lasciatemi dormire

A pochi mesi dalla pubblicazione de “La fine dei giochi” (edito da Lettere Animate e di cui potete leggere la recensione qui), Tinta torna a raccontarci una nuova storia. Questa volta però il tono è diverso e la trama ha sfumature lontane da quelle a cui l’autrice ci ha abituati nel tempo.

La sua scrittura, sempre carica di colori audaci ed espressioni calde e appassionate, ci presenta i toni opachi di una donna malinconica per raccontare con “Lasciatemi dormire” (edito da Les Flaneurs edizioni) una storia diversa.

Tinta è una grande artista e nelle sue varie opere riesce a dare toni diversi alla sua voce. L’ho letta in versione sexy e maliziosa, in versione spiritosa e autoironica, è stata spesso una poetessa capace di cantare l’animo sempre soprattutto femminile, e qui tra queste pagine per la prima volta sento tanto dolore, tanta apatia. Lontano dalle lenzuola, dai giochi di seduzione, dall’intrigo dell’eros, qui diventa voce di una donna diversa, di una storia dai toni totalmente nuovi.

L’autrice, questa volta, diventa voce per Tiziana, una donna che ha bisogno di urlare il suo malessere. Il libro, basato su fatti reali, è intriso di una malinconia che mette in comunione con la protagonista della vicenda narrata, una persona che è cresciuta senza ricevere amore, rotta sin dall’adolescenza, quando scopre di non poter avere figli. Una donna comunque fortunata nel ricevere amore nella sua vita, ma incapace di trovare sollievo per questo.

Tinta racconta quel malessere silenzioso ma diabolico che affligge l’animo umano, racconta di quella ferita invisibile agli occhi che, come dice la Fallaci, non guarisce mai e poi ricominciare a sanguinare al minimo pretesto. Quelle ferite che ricordano quanto fragile e prezioso sia l’animo umano. Quanta cura bisogna riservare a quella materia invisibile che è la nostra essenza.

La storia di Tiziana è la storia di tante anime che soffrono il mal di vivere e vengono con superficialità tacciate di follia come fossero esseri disgustosi. Con la penna di Tinta questa storia diventa un urlo che stordisce il lettore, lo ferisce creando in modo più profondo quel legame di empatia che è il contratto di base tra chi scrive e chi legge.

Non è una vita facile quella di Tiziana, non è una storia semplice. Le sue fortune sono minate da qualcosa che da sempre è rimasto in lei e di cui nessuno ha saputo prendersi cura nel modo più adeguato. Il lettore lo sente, percepisce tutto questo sfogliando le pagine, lottando contro la tentazione di fermarsi e prendere fiato, sentendo comunque anche tanta voglia di allargare le braccia e accogliere Tiziana per prendersi cura di lei. Forse perché in qualche misura molti di noi si sono sentiti così inadeguati rispetto alla vita come accade a lei.

Tinta riesce, anche in questo genere nuovo nella sua scrittura, ad essere efficace e credibile, a farci sentire viva la storia e il suo personaggio. Una scrittura e un romanzo che tocca l’animo.

Per informazioni su Tinta https://www.facebook.com/tinta.scrittrice oppure https://tintascrittrice.wordpress.com/2010/10/

Per acquistare il libro clicca Lasciatemi dormire

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"Assoli" di Vinicio Salvatore Di Crescenzo

07 martedì Mar 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amore, Assoli, bellezza, condivisione, editoria, emozioni, fantasia, Le Mezzelane Casa Editrice, letteratura, libri, malinconia, messaggi, natura, poesia, recensione, scrittura, silloge, sinfonia, universo, Vinicio Salvatore Di Crescenzo, vita

cover

La Mezzelane Casa Editrice ci regala una raccolta poetica che ha le sembianze di una sinfonia. “Assoli” di Vinicio Salvatore Di Crescenzo è un inno alla natura nei suoi singoli elementi, l’esplosione della preziosità di ognuno di essi da cui l’autore trae esempio e insegnamento per la vita.

Proprio come una sinfonia, dicevamo, ogni poesia è il canto di una voce che si alza dal coro per far prevalere uno strumento, e ognuno di essi ha la medesima importanza, la medesima intensità.

L’autore ci insegna il dono prezioso di Madre Terra e di tutto ciò che essa ci trasmette ogni giorno: la bellezza.
Tra i suoi versi, gli elementi della natura sono così potenti da apparire personificati, si ha la sensazione di trovarsi al cospetto di dei impetuosi che custodiscono un segreto, ma che allo stesso tempo non possono impedire all’uomo di agire mancando loro di rispetto.

Leggendo queste liriche sembra di passeggiare per sentieri boscosi, solitari e nascosti. Per campi aperti al sole e pronti ad accogliere la pioggia. La sensazione è quella di una passeggiata tra il verde fresco di paesaggi silenziosi eppure rigeneranti. Sembra di sentire addosso le emozioni e sembra di poter essere guariti dall’ambiente: a lei il poeta si rivolge per affidare la cura dei propri tormenti e risolverli aiutandolo a trovare sollievo.
Non solo gli elementi del creato, il poeta ci invita ad osservare il mondo intero, a scorgere i dettagli, i particolari, perché è osservando che possiamo capire i meccanismi dell’universo e dell’animo umano. E dunque, il secondo blocco di poesie è dedicato ad immagini di vita nelle quali le persone affrontano una quotidianità che si intreccia ai ritmi della natura.

I versi di Di Crescenzo suggeriscono riflessioni. Dall’ambiente che ci circonda si può imparare, ecco il messaggio, e forse è il momento di rallentare il ritmo frenetico che hanno dovuto prendere le nostre vite e accordarlo invece ai ritmi naturali della terra. È evidente che sia l’uomo l’elemento che contamina e può macchiare ogni cosa intorno a sé. E di questo Di Crescenzo non nasconde il disappunto.

La sua è una poesia curata. La scelta delle parole, delle immagini è attenta, ed è una lettura accessibile, il messaggio risulta fruibile ad ogni lettore.

Come dicevamo, il secondo blocco ricomprende poesie che trovano ispirazione non sono nella natura e nei suoi elementi, ma nelle strade delle città, nella memoria che queste suscitano, nel tempo che passa più tangibile tra i vicoli e tra le case. I tormenti dell’animo qui, in questo caso, sembrano più forti, più nervosi e urgenti. L’anima in pena appare quasi rassegnata.

E se queste liriche fossero il canto di un ritorno alla normalità dopo un viaggio di introspezione, e la quotidianità presentasse nuove sfide da affrontare con nuova consapevolezza? Questa è l’impressione che ho avuto: come di una smentita dell’esaltazione del primo insieme; di una poesia che si avvicina ancora di più al lettore.

Nel terzo blocco, poesie dedicate all’amore, canti di gioia e dolori suscitati da questo sentimento che, come preannuncia nell’introduzione l’autore, è come fuoco: divampa con impeto ma può anche esaurirsi in niente.

E allora sono tante le sfaccettature da osservare e cantare tra i versi. La natura diventa filo da ricamare con le emozioni suscitate da questo sentimento, sia condiviso che respinto. Esso non è fattore determinante ma di contorno alle vicende.

Mi sembra di notare la prevalenza di un sentimento di tristezza e malinconia per ciò che non è più. Toccanti, infatti, i versi dedicati alla madre; commovente l’evocazione di questo lutto che ancora è sempre fa male, come solo può la perdita di una madre. Il ricordo si mescola agli odori e ai silenzi del lungo che ospita le amate spoglie.

Condivido quello che afferma Michela Zanarella nella prefazione: “Assoli” è il canto di una ricerca interiore che avviene e viene suggerita osservando la natura. Da ogni elemento emana un’energia che scuote autore e lettore, un’energia autentica, sincera, pura che passa e sconquassa l’animo. Lo innalza dalle sue ombre, senza suggerire alcuna fuga, ma spronando ad attraversarle, perché dopo la tempesta torna il sereno.

Per informazioni sull’autore http://lemezzelane.altervista.org/vinicio-salvatore-di-crescenzo.html

Per acquistare il libro http: Assoli
oppure //www.lemezzelane.altervista.org/negozio/index.php?id_product=13&controller=product

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"Brutto vizio morire" di Nicolò Gianelli

16 venerdì Dic 2016

Posted by mrosf in Recensioni

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bellezza, Brutto vizio morire, editoria, fantasia, fine, giochi, leggere, libri, malinconia, messaggi, morte, Nicolò Gianelli, raccolta di racconti, racconti, recensione, round midnight edizioni, scrittura, surreale, vangelo yankee, vizio

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Non mi aspettavo nulla di sensato dall’opera prima di Nicolò Gianelli, “Brutto vizio morire“, edito anche in questo caso dalla ‘round midnight edizioni. E speravo non mi smentisse.

Del suo romanzo “Vangelo yankee” (cliccando qui trovate la recensione al libro) ho amato l’atmosfera surreale e la straordinaria capacità dell’autore di raccontarla. Anche in questa raccolta di sei racconti (sua prima fatica letteraria) trovo conferma dello stile e della bravura. La costruzione della vicenda contiene ragionamenti che fanno capriole assurde e che fanno sorridere, ma vi è anche tanto sentimento.

Elemento comune dei sei racconti è la morte vista da prospettive diverse. La morte inaspettata e triste che stronca la vita con ironia; quella cercata, voluta, conquistata per farne dono all’amore della propria vita e che invece viene sciupata. La morte beffarda, la morte assurda troppo spesso inaspettata. La morte ripetuta, la morte bastarda e quella bella. La morte intima e personale, la morte poetica, la morte decisa che mette un punto alla questione. La morte che coglie anche Dio nel sogno, immobilizzandolo nel ricordo più bello della sua esistenza. Insomma, alcune fra le tante sfumature che si possono trovare nel viaggio estremo.

Dietro questi racconti surreali si nascondono favole che strappano sorrisi ma risvegliano anche tanta malinconia e spunti di riflessione sugli aspetti della vita.
Sembra di essere seduti a tavola con la Signora a bere del buon vino e chiacchierare delle assurdità e degli scherzi ironici della vita; a riderne, seppur con amarezza, per non sentirsi vittime di questo meccanismo indomabile o perché il sorriso è l’unico modo in cui si può sopravvivere e andare avanti.

La scrittura è un sortilegio che si fa giocando con le parole, e Niccolò dimostra e conferma di essere un mago in questo: il suo talento, che avevo imparato con “Vangelo yankee”, trova conferma in questi racconti. L’arte è un incantesimo con cui si cerca di contrastare il corso negativo delle cose. Ridare luce calda a tutto e spegnere quel senso di dolore costante che ferisce alcuni animi sensibili.

Il gusto irreale è sempre lo stesso, un tocco inconfondibile che diventa firma.
A volte la nota surreale e data dalle metafore usate per fare riflessioni e proporre pensieri. Le metafore vengono usate per provare a spiegare l’essenza di alcune sensazioni che tradotte in poche parole o cercando di scriverle con frasi lineari sciuperebbero tutta la bellezza e la profondità di quello che si intende trasmettere.

Nicolò ha costruito meravigliosi ricami, belli anche nella loro crudezza, perché ci sono tante sfaccettature che raccontano la vita sia nel bene che nel male. Tutto ciò che smuove e provoca una reazione nelle viscere è vita, e questo si evince dalla sua scrittura. Nella creazione dei sei mondi tutto è ammesso per il nostro autore, come per ogni artista con la sua opera, infatti, egli ha giocato e partorito una serie di racconti mai banali.
Nicolò ha saputo modellare la materia che gli è stata data (la fantasia) con un talento raro e prezioso.

Niccolò Gianelli resta una bellissima e piacevole lettura, ricca di significati, un po’ bastarda e talvolta spietata, proprio come la vita che si fa odiare e amare allo stesso tempo con eguale intensità.

Mi piacerebbe scoprire che Nicolò ci ha lasciato altre opere da leggere…

Per info e acquisto http://www.roundmidnightedizioni.it/book/brutto-vizio-morire/

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"Fiori d'asfalto ed altre solitudini" di Allan Corsaro

09 venerdì Dic 2016

Posted by mrosf in Recensioni

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Allan Corsaro, asfalto, bellezza, condivisione, emozioni, istantanee, libri, malinconia, messaggi, poesia, recensione, round midnight edizioni, scrittura, silloge, universo

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La ‘round midnight edizioni è una casa editrice che si occupa principalmente di poesia dando un contributo notevole per la diffusione di questa forma letteraria, purtroppo trascurata.

Esistono invece tanti gioielli che toccano le corde dell’anima e, senza troppa delicatezza, vi lasciano dentro segni profondi che commuovono e spingono a riflettere.

Questo è il compito della letteratura; questo è il compito della poesia.

Allan Corsaro è un altro poeta della scuderia ‘round midnight edizioni. Un poeta del nostro tempo che qualcuno potrebbe aver “immaginato, da qualche parte”. Ma, ad incontrarlo tra i versi che ci regala, si ha la sensazione tangibile di qualcosa di corposo, ricco e tagliente.

“Fiori d’asfalto ed altre solitudini” è una silloge da leggere ad alta voce. Anche solo sussurrate, le poesie in essa contenute si devono sentire. La voce, infatti, ne svela altri significati, altre sfumature, oltre quelle immediate.

Impressioni al primo impatto: il nostro poeta ama vivere nella notte e te lo immagini, sin dai primi versi, camminare per le strade illuminate dai lampioni a rubare storie di chi come lui vive in quel preciso istante della giornata. Come se nell’oscurità ci si potesse proteggere ed essere davvero se stessi, e nell’oscurità capire davvero.

O forse è il contrario, e lui non riesce a vivere la notte come vorrebbe?

Di sicuro, Allan Corsaro riesce a cogliere tanta umanità (“raccolgo mani / braccia / profili / passi come fossero doni“).

I versi sembrano passi compiuti sull’asfalto di una città di cui non conosciamo né nome né fisionomia, ma è rilevante: sono le vie della vita, quelle strade che si imboccano crescendo o affrontando il quotidiano; le strade che percorriamo con un bagaglio che alimentiamo ogni giorno. Ma cosa sta cercando Corsaro su questi marciapiedi, per questi vicoli che sembrano solitari, silenziosi, riflessivi, e celano invece tanta vita?
A volte sembra una ricerca incompleta, sospesa. Come se si percepisse la frustrazione di qualcosa di inaspettato.
E così è facile rischiare di confondersi tra la folla e l’asfalto.
Nei suoi versi, che esplodono di bellezza, c’è come la volontà di esprimerla e gioirne, e urlare l’incapacità di saperlo fare e saperlo vivere.

Allan Corsaro è innamorato della vita e di ciò che lo circonda. Si evince dalle sue parole la consapevolezza di tutto questo, ma allo stesso tempo sembra mostrare se stesso come piccolo, impotente, incapace di accogliere appieno questo messaggio di splendore.

La parola chiave e asfalto e non solo per via del titolo. È richiamata più volte tra i versi, e questo ci suggerisce un’ambientazione vera e propria, primo elemento di congiunzione e continuità del racconto poetico di questa silloge: la città.
La città con le sue solitudini dettate forse dalla frenesia del quotidiano. La città con le sue routine che a volte ci distaccano dalle cose realmente preziose.
L’asfalto è un pretesto per raccontare le vite degli altri che incrociano gli occhi del poeta e suscitano in lui riflessioni. Un pretesto per un’analisi di se stessi nel confronto.
L’asfalto serve a denunciare la solitudine dell’essere umano tra i suoi simili. Esso rende “i muri più espressivi delle persone che contengono“: in questo verso si vince il sollievo che si prova dal confronto con le architetture della città, più lieve, più apprezzato del confronto con l’essere umano. Come se la distanza tra uomo e architettura fosse meno dolorosa di quella che c’è tra uomo e uomo.

Tra questi versi, c’è la paura del distacco e la tremenda consapevolezza che esso sia un fatto inevitabile.
La poesia è un mezzo per non impazzire, e il pomeriggio è il momento migliore per darle voce e luce.
La poesia è un grido per noi per denunciare il proprio disagio interiore. Quella irrequietezza che contrasta con la sfiducia verso tutto e ti fa comunque lottare ogni giorno con “la stupida tenacia di questa testa contro muri invincibili / che se non si ferisce si spacca /  ed è l’unica fenditura della vita“.

Corsaro lascia intendere la poesia come mezzo per urlare disagio, frustrazione, confusione, ma anche il senso di mancanza e solitudine che ci colpisce a questo mondo e che colpisce soprattutto gli animi più sensibili.
E urlare questa poesia sembra diventare l’unico modo per restare vivi, sani e salvi.

Trovo alcune di queste poesie assolutamente condivisibili. Corsaro, infatti, riesce a dare voce a tormenti e dubbi comuni. Una voce che ci voleva.
E alla fine, la poesia è una serie di istantanee, di pensieri suscitati dalle immagini di cui si fa esperienza nel quotidiano, e che nell’apparenza sembrano dettagli insignificanti su un quadro ma che a guardare meglio, a soffermarsi, si notano le sfumature e anche l’incanto poetico che alberga in ogni cosa.
Nella penna felice di Allan Corsaro si legge questo desiderio di abbandono di sé alla poesia come fossero gli occhi di una persona.

Per informazioni sull’autore e per acquistare il libro
http://www.roundmidnightedizioni.it/book/fiori-dasfalto-ed-solitudini/

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"Il viaggio di Joelle" di Vanessa Sacco

18 venerdì Nov 2016

Posted by mrosf in Recensioni

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circo, dolore, illusionista, mago, malinconia, passione, scrittura, viaggio

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Un carissimo amico, qualche anno fa mi regalò una copia di “Il viaggio di Joelle” (Roundrobin, 2005) di Vanessa Sacco, autrice che a quel tempo era come me una sconosciuta e con cui condividevo (e condivido) la mania di inventare storie.

E’ il racconto di un viaggio che prima di essere una partenza per un luogo, è un viaggio interiore. La nostra protagonista ha subito la dolorosa perdita della madre e la sofferenza di questo vuoto risveglia in lei tanti altri dolori rimasti sospesi nel tempo.

Nelle prime 100 pagine viaggiamo nel passato della protagonista (e voce narrante) che ci lascia briciole sparse di passato più remoto per comprenderne le radici, la storia, l’origine; e passato più prossimo per spiegarne lo stato d’animo e prepararci al viaggio reale che stata invitata a compiere.
Forse c’è ostinazione in alcuni punti nel tono triste, malinconico, annoiato e sfiduciato scelto dall’autrice. E questo rischia di appesantire la lettura. Ma ci sono molte riflessioni interessanti, molti spunti relativi a tante tematiche che creano comunione tra autrice il lettore, grazie anche alla scrittura onesta e priva di filtri.

Il libro è diviso in tre parti. La prima racconta del presente. La seconda ci riporta in un passato che pensiamo subito riguardi la nostra protagonista, e questo rischia di far sentire il lettore un po’ disorientato, perché alcuni dettagli rivelati in questa parte contrastano con quelli precedenti; allora si inizia a comprendere che a parlare non è la protagonista che abbiamo conosciuto nelle pagine precedenti. Qui la voce narrante cambia e la storia inizia a diventare più intrigante e tenera. Le voci che raccontano prima e seconda parte sembrano opposte, due punti messi uno di fronte all’altro: la prima matura malinconica segnata, la seconda ingenua incerta inconsapevole di sé e passiva verso la vita, almeno fino a che non conosce un particolare del suo passato che la muove ad agire. Due voci che condividono più di quello che pensiamo a primo impatto; due voci che si completano e spiegano il senso di quella che è la vita di entrambe.

La terza parte sembra aggiungere mistero e allontanare il momento dei chiarimenti. Essa diventa congiunzione fra le due precedenti e ci permette di iniziare a comprendere l’intreccio. I capitoli che compongono questa parte portano i nomi di luoghi e città, quasi come se ad ognuno di essi appartenesse uno dei personaggi; come se ogni personaggio si identificasse con il luogo che vive. Ognuno di essi è un viaggio.

Si distinguono, quindi, tre voci narranti diverse, tre vite che si intrecciano senza mai incontrarsi; legate senza nemmeno sfiorarsi.

Sì, confesso di essermi sentita disorientata in più punti ma non posso negare che l’intreccio elaborato è costruito bene. Non c’è una chiarificazione evidente nella conclusione, il finale risulta aperto a tante opportunità che rincuorano il lettore dopo pagine di malinconia. E la malinconia non è un difetto del libro è solo una conseguenza del difficile viaggio interiore che fanno i personaggi e che inevitabilmente deve fare anche lettore con se stesso.

 

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