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"Di un Ulisse Di una Penelope" di Marilena Lucente

12 lunedì Giu 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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caserta, dubbi, fiducia, incontro, letteratura, Marilena Lucente, Marina Abramovic, Mutamenti edizioni, Odissea, paure, Penelope, ritorno, teatro, Teatro Civico 14, tormenti, Ulisse, Vinicio Capossela

ulissepenelope

Una perla.
Marilena Lucente con la sua nuova produzione letteraria, ci regala una perla.
“Di un Ulisse, di una Penelope” edito da Mutamenti edizioni, è un’opera teatrale portata in scena dalla compagnia del Teatro civico 14 di Caserta, che per noi lettori diventa un opuscolo da leggere tutto d’un fiato, facendoci travolgere dai dubbi, dalle paure e dalle emozioni di Ulisse e Penelope, pronti a ritrovarsi dopo venti anni.

La domanda da cui nasce la riflessione alimentata da questa opera teatrale è: che cos’è l’amore? Domanda presa in prestito da una delle canzoni più note di Vinicio Capossela. La risposta serve a spiegare la lunga attesa di Penelope, e raccontare l’incontro di questi due ostinati amanti dopo l’interminabile sosta.

Nella nota che precede l’opera l’autrice dice di essersi ispirata a tanti testi che hanno raccontato di Ulisse, ma la prima scena descritta mi ricorda molto l’emozionante performance dell’artista Marina Abramovic, quando si ritrova di fronte l’amore della sua vita. Una performance struggente, quella; un’introduzione che promette altrettanta emozione, questa di Marilena. Come potrebbe essere altrimenti?

È più facile conoscersi o riconoscersi? È questa la domanda che tormenta Ulisse prima di approcciarsi a Penelope. Dopo 20 anni di assenza, la paura di essere stati dimenticati e sostituiti è forte, terrorizzante. La fiducia sembra farsi labile su entrambi i fronti, e i due personaggi ci mettono del tempo prima di abbandonarsi ad un abbraccio.

Che cos’è l’amore? Continua a chiedersi l’autrice e continua a farlo domandare ai suoi personaggi che dopo tutti questi anni di separazione si desiderano ancora come una forza di attrazione naturale. Ma essi sono destinati ad amarsi da lontano?

Cos’è l’amore se due persone non possono condividerlo nel quotidiano? Nel caso in questione abbiamo persone che si amano ma non possono fare a meno di seguire la propria natura. È più facile o più difficile fidarsi dell’altro o di quello che sentiamo noi stessi?

Marilena costruisce una scenografia che dona i due personaggi/attori sul palcoscenico una tela scarna da riempire con le parole dette a se stessi o all’altro. E presenta due personaggi che prima di ritrovarsi lottano con se stessi. Un’opera struggente, intensa.

Marilena sa incantare il lettore, sa mostrargli le parole come se prendessero vita in una rappresentazione anche del foglio, del libro. Marilena prende in prestito versi e frasi da altri autori e rende il suo lavoro ancor più ricercato e prezioso, perché scegli frasi e pezzi che l’hanno colpita nel profondo, facendoci quindi dono di una parte di sé.

“Di un Ulisse, di una Penelope” è tante cose. È storia, leggenda, attualità, siamo noi da soli o nel nostro incontro d’amore, è una tragedia, è la vita con i suoi dubbi. E noi per quanto lettori e spettatori siamo chiamati a vivere parola per parola senza via di scampo.

Per informazioni sull’autrice: https://www.facebook.com/marilena.lucente

Per info e acquisto libro:Di un Ulisse, di una Penelope

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.99.

08 lunedì Dic 2014

Posted by mrosf in duemilaQ

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coraggio, errori, essere umano, genitore, genitori, guida, maestro, parente, paura, paure, persona, strada, tentativi, timori, via

Il genitore, un ruolo per il quale non si è mai pronti; una scelta, a volte inconscia, a volte ponderata, a volte inaspettata. Il genitore che da piccoli idealizziamo e che da adulti scopriamo essere pieno di dubbi e difetti. Il genitore che è guida e a volte ha più paura di chi ha bisogno di essere guidato. Il genitore che trasmette storie di vita da condividere e insegnare. Quello che qualche volta lo è solo per un legame biologico ma che non riesce a sentirsi tale. Il genitore che a volte ha la colpa di amare troppo e asfissiare con i suoi timori. Quello che ossessiona il figlio nel desiderio di disegnarlo a sua immagine. Il genitore che è sempre la prima persona con cui iniziamo il nostro percorso di esseri umani.

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