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"Sassi unplugged" di Giorgio Olmoti

07 martedì Nov 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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anfibi, canzoni, giorgio olmoti, matera, racconti, ritorni, round midnight edizioni, sassi unplugged, viaggio

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La ‘round midnight edizioni non mi delude mai, conferma sempre delle scelte di pubblicazione di qualità con contenuti davvero bellissimi, meritevoli di attenzione, ricchi di emozioni, di messaggi, di sorrisi, di sudore, di sangue, di tutto ciò che è vita. Un catalogo che tutti dovrebbero leggerlo.

Nel caso di “Sassi Unplugged” di Giorgio Olmoti ci troviamo di fronte ad una innamorata descrizione di ciò che per l’autore è la città di Matera. Un viaggio che si fa a suon di musica, con una colonna sonora scandita dai titoli dei brevi capitoli in cui è suddiviso il libricino. In effetti sono delle canzoni che si sposano perfettamente con il tono dei vari capitoli, e, infatti, consiglio di cercare e ascoltare leggendo le canzoni indicate capitolo per capitolo; lasciarsi poi cullare da questa musica mentre scorrono le parole di Giorgio.

L’autore ha un tono molto bello, simpatico e ironico. Molto divertente. Ma allo stesso tempo riesce ad accarezzare l’animo con le sue descrizioni, con il racconto dei suoi viaggi che lo hanno portato in questi 30 anni nella città di Matera. In questi viaggi che hanno fatto diventare Matera non un posto da visitare ma una delle sue case.

Mi è piaciuto molto sentire anche il tempo storico raccontato in queste pagine,  quel sapore di passato che ormai non si vive più. E ha alimentato la mia curiosità e voglia di partire per la città descritta; alimentato anche una insolita malinconia dovuta alla consapevolezza che la Matera che io vedrò oggi non è la stessa che ha vissuto e visto lui 30 o 20 anni fa con i suoi viaggi: una Matera più selvaggia, più vicina al suo passato di quanto non lo sia adesso. Ecco, temo, io che non ho mai visitato quella città, di trovare una contaminazione troppo forte della modernità in un paesaggio che, sia dai suoi racconti sia dall’idea che mi sono fatta, dovrebbe invece essere un tratto d’unione tra il presente e il passato, così come mi affascina.

Da un punto di vista letterario e di scrittura, la lettura di “Sassi Unplugged” è senza dubbio consigliata. È una lettura piacevole, che ti trascina in viaggio con sé, quindi coinvolgente.

Credetemi quando dico che ho letto tutto il libro con il sorriso sulle labbra. Ho sorriso delle avventure di Giorgio. Ho sorriso della semplicità dei tempi passati di cui lui racconta. Ho sorriso della genuinità di alcune persone e di alcuni posti, caratteristiche che ora non si trovano più nelle persone e nei luoghi. Ho sorriso del suo amore per il viaggio, ho sorriso del suo amore per Matera e per la sua donna. Ho sorriso del suo amore per i cani, del suo amore per la zeppola; ho sorriso per il suo zaino, per i suoi anfibi indossati anche d’estate, per gli incontri che ha fatto, per i contrattempi e gli imprevisti e per gli svariati rischi a cui i suoi numerosi ritorni a Matera sono stati sottoposti.

E ho vissuto il libro con la calma, senza fretta, tipica dei tempi della mia infanzia.

Un libro che è un viaggio per il quale vi suggerisco di partire.

Per info su autore e acquisto http://www.roundmidnightedizioni.it/book/sassi-unplugged/

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Recensione di "Mai e sempre" di Bruno Sebastiani, terza tappa del blog tour organizzato da Le Mezzelane Casa Editrice 

23 sabato Set 2017

Posted by mrosf in Recensioni

≈ 2 commenti

Tag

1980, 1989, 2006, Berlino, blablabook2000, blog tour, blogtour, Bruno Sebastiani, Emil, emozioni, famiglia, gente, Germania, Le Mezzelane Casa Editrice, libri, mistero, muro, personaggi, persone, racconti, romanzo, storia, vita

Blog Tour «Mai e Sempre» di

Consueto appuntamento con il blogtour organizzato da Le Mezzelane Casa Editrice, che questa settimana dedica il suo spazio al romanzo “Mai e sempre” di Bruno Sebastiani.

Sinossi: Il romanzo racconta la storia del giovane Emil Koldau, nato nel 1980 a Moritzburg, un paese non lontano da Dresda, nel tempo in cui la Germania è ancora divisa in due blocchi contrapposti. Per i primi tre anni Emil Koldau cresce con la sensazione di vivere in un regno di cui lui n’è il principe e suo padre n’è il re. Ma suo padre muore e il suo cadavere viene ritrovato con quattro proiettili di  Kalashnikov AK-47 in pieno petto. Il caso viene archiviato lasciando aperto un dilemma: Heinrich Koldau è rimasto ucciso nel momento di compiere un reato, oppure perché testimone di un reato commesso da altri? Il tempo passa, il piccolo Emil Koldau cresce, lascia Moritzburg e va a vivere nel settore est di Berlino. Nel 1989, cade il muro, la città di Berlino si riunifica e la Germania azzera i decenni più disastrosi della sua storia per ricominciare daccapo. Nel fervore della riunificazione tutto sembra possibile, ma per Emil la morte misteriosa di suo padre è come un angolo buio nella sua mente, lui non ci pensa, ma a volte accade qualcosa che lo costringe a pensarci. Difatti una sera, per la suggestione ricavata dalla visione di un film, decide che è venuto il tempo di far luce sulla morte di suo padre.

“Mai e sempre” è un saggio storico nelle vesti di romanzo. Attraverso la storia di Emil e della sua famiglia, Sebastiani ci racconta la storia che dalla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri ha caratterizzato la Germania e la città di Berlino.

L’incipit è molto intrigante, e fa pensare ad un mistero da svelare. L’attenzione quindi vieni subito catturata. Attraverso vari passaggi temporali che riguardano non soltanto il protagonista Emil ma anche la sua famiglia, l’autore può raccontare gli eventi storici che hanno interessato la Germania e il mondo in quel periodo storico.

Le sue spiegazioni sono tutt’altro che noiose, anzi si tratta di un racconto così attento e sentito che il lettore non può fare a meno di fermarsi un attimo e ricordare che si sta parlando di qualcosa che realmente è accaduto. Quindi, al di là di ciò che vivono i personaggi, protagonista principale del romanzo accanto a Emil è sicuramente la storia.

Quello che ho notato nella lettura è una malinconia costante nella scrittura, nei toni utilizzati per le descrizioni e le spiegazioni. Nulla di inappropriato però visto che si parla di un momento storico che è stato assolutamente difficile per l’umanità, e che ha segnato la storia stessa di una città e della sua popolazione.

Nel descrivere le vicende che accadono ad Emil e alla sua famiglia, supportato da gli eventi storici, Sebastiani costruisce dei personaggi e l’evolversi delle vicende attraverso le decisioni che questi prendono, delle azioni che questi svolgono, tutte assolutamente coerenti con ciò che è storicamente avvenuto. Il lettore quindi può dirsi soddisfatto di questo legame che viene a costruirsi tra lui e l’autore attraverso la scrittura, un rapporto di onestà di fatti citati e vicende verosimili.

La scrittura di Sebastiani ha un modo gentile anche se malinconico di riscrivere i fatti, e quindi di presentarmi una storia che comunque io conosco in un modo empatico. Credo che questo sia un importante pregio di un autore che vuole raccontare dei fatti avvenuti nella storia dell’umanità. E credo che questo libro possa aiutare molti giovani ad avere una certa consapevolezza di alcune vicende che forse vengono attualmente trascurate, come la maggior parte dello studio proprio della storia.

Mentre la prima parte del libro fa diversi salti temporali all’indietro per raccontare il passato della famiglia di Emil e della Germania che lui vive, tutta la seconda parte si concentra sul 2006, anno di ambientazione della vicenda principale, quindi quella che riguarda il giovane. Da questo punto inizia la ricerca che lo porterà a far riaffrontare ancora una volta la questione irrisolta della morte di suo padre e il desiderio di conoscere quest’uomo che lui ricorda vagamente; di farlo attraverso il racconto dei suoi amici e delle persone che lo hanno conosciuto e vissuto per più tempo.

Non può immaginare che questo desiderio di dare una vera fisionomia a suo padre, questo desiderio di dare una spiegazione alla sua morte, lo porterà invece ad affrontare delle verità che forse non avrebbe voluto mai sentire.

Quello che con questo romanzo Sebastiani ci vuole raccontare è il coraggio che ci vuole ad affrontare e accettare la verità, che non sempre è piacevole.

Una volta scoperta questa verità, il giovane sentirà di aver perso qualcosa, ma Sebastiani ci fa capire che è solo facendo spazio, solo liberandosi dei tormenti che possiamo accogliere davvero qualcosa di nuovo. Ed è così che infatti il romanzo termina.

Non vi sto svelando il finale, vi sto soltanto dicendo che il viaggio descritto dall’autore non ha un finale né lieto né triste, ma è una lezione che ancora una volta possiamo trovare dallo studio o dall’analisi della storia, da tutto ciò che gli uomini hanno fatto; una lezione da cui possiamo prendere spunto e con cui possiamo sentirci in comunione.

La vita, in effetti, è costituita da molte sfaccettature, e la gioia talvolta non è così chiara, non è così piena o comunque non lo è in modo immediato.

Il romanzo di Sebastiani è evidentemente scritto con trasporto e con passione, con maestria e consapevolezza: si nota uno studio attento del periodo analizzato e descritto; descrizione che non rallentano il ritmo della storia ma si intrecciano perfettamente con le vite dei personaggi.

L’unica pecca di questo romanzo, a mio avviso, è chi si sente molto la voce dello scrittore: una similitudine tra il modo di parlare della voce narrante e di quella dei personaggi, con un cambio di registro troppo lieve e velato. Ma nulla che disturbi, anzi, credo sia elemento distintivo dello stile dell’autore.

Per questo promuovo il libro e sottolineo una considerazione che ho fatto sin dalle prime pagine di lettura: le giovani generazioni dovrebbero leggerlo anche soltanto per ascoltare con un trasporto e un’attenzione diversi una parte del nostro passato, una parte del passato dell’umanità che è stata determinante per tante relazioni per tante questioni che sono ancora in ballo. Il nostro presente si costruisce sulla consapevolezza delle nostre radici, di ciò che accaduto alla storia di ciò che accaduto nel tempo all’uomo, e mi piace pensare che un libro come “Mai e sempre” possa essere una maniera trasversale di avvicinarsi a ciò che fa parte dell’umanità.

Vi invito quindi a leggere questo libro e vi ricordo che tra tutti coloro che commenteranno sui cinque blog impegnati nel tour e sull’evento creato ad hoc dalla casa editrice ( https://www.facebook.com/events/156995798194827/ ) verranno estratte a sorte tre copie in ebook e una cartacea del romanzo edito da Le Mezzelane Casa Editrice.

Per info sull’autore e acquistare il libro http://www.lemezzelane.altervista.org/bruno-sebastiani.html

oppure https://www.ibs.it/mai-sempre-libro-bruno-sebastiani/e/9788899964283?inventoryId=62912545

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Alessandra Montali risponde a bruciapelo!

20 mercoledì Set 2017

Posted by mrosf in A Bruciapelo

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Alessandra Montali, autori, Le Mezzelane Casa Editrice, mistero, racconti, romanzo

montali

Buongiorno cari amici lettori,

oggi risponde per noi a bruciapelo l’autrice Alessandra Montali, conosciuta dal nostro blog per la sua opera “Il mistero della vecchia scuola” edito da Le Mezzelane Casa Editrice.

Un luogo, una melodia, un momento della giornata, una persona: chi è la tua musa?

Mi ispira una melodia e molte volte anche il mio stato d animo.

Cosa provi fisicamente durante il processo creativo, dal momento in cui nasce l’idea, al momento della stesura?

Mentre creo sto benissimo persa nel mondo in cui sono.

La passione per la scrittura è più un dono o una maledizione?

La scrittura è un dono e anche maledizione perché soffro nei momenti in cui, per ragioni varie, non posso scrivere.

Per info sull’autrice: http://www.lemezzelane.altervista.org/alessandra-montali.html

Per acquisto https://www.ibs.it/mistero-della-vecchia-scuola-ebook-alessandra-montali/e/9788899964320

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Danjel Maraniello risponde a Bruciapelo!

09 sabato Set 2017

Posted by mrosf in A Bruciapelo

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3:33, Danjel Maraniello, edizioni, libri, libri in mostra (e scrittori al seguito), libro, racconti

foto biografia Maraniello

Buongiorno carissimi lettori,

noi siamo quasi pronti per dare il via alla terza edizione di “Libri in mostra (e scrittori al seguito)” e intanto vi lasciamo le parole a bruciapelo di uno degli autori nostri ospiti, Danjel Maraniello, “3:33”.

Un luogo, una melodia, un momento della giornata, una persona: chi è la tua musa?

Potrei rispondere “ognuna di queste”. La mia voglia di scrivere proviene dal desiderio di raccontare storie e per raccontare storie l’ispirazione proviene da tutto ciò che mi coinvolge. Se dovessi dare una risposta secca, direi “una persona”, ma non una in particolare: LE persone. Trovo che esse siano degli animali affascinanti, li ami e li odi allo stesso tempo, sono piene di contraddizioni ed è così affascinante studiarli che spesso le storie che voglio raccontare provengono proprio dalle loro esperienze re-immaginate, ovviamente, in contesti differenti.

Cosa provi fisicamente durante il processo creativo, dal momento in cui nasce l’idea, al momento della stesura?

Quando nasce l’idea, in me c’è solo entusiasmo. Del tipo che potrei anche cominciare a saltare in giro per casa come un cretino o parlare ad alta voce raccontandomi da solo la storia: quel genere di entusiasmo. Di solito preferisco farlo quando non c’è nessuno in casa, che già i miei gatti mi guardano abbastanza male, figuriamoci qualcun altro!
Al momento della stesura, visto che mi chiedi cosa provo fisicamente, mi verrebbe da dire “dolore alle falangi”, perché una volta che inizio a scrivere non mi fermo. Interiormente, invece, è tutto più interessante visto che tento di farmi coinvolgere emotivamente dalle esperienze dei personaggi. La stesura per me è un momento importante, così importante che tendo ad isolarmi per riuscire ad entrare nell’emotività dei protagonisti. Leggendo “3:33” potreste provare a capire cos’è che ho provato tutto il tempo e capire a che genere di masochismo posso arrivare pur di raggiungere il mio scopo.

Infine, anche se non me lo hai chiesto, te lo dirò lo stesso: quando si tratta della rilettura e delle correzioni mi sento come se Wiley E. Coyote mi stesse puntando un incudine sopra la testa e, purtroppo, spesso non mi sento tanto Road Runner pronto a schivarla all’ultimo momento.

La passione per la scrittura è più un dono o una maledizione?

Precisiamo una cosa: io non ho la passione per la scrittura, piuttosto la ho per la narrazione. Sembra una precisazione inutile, perché comunque le due cose sono collegate tra loro, ma è una distinzione che preferisco sempre fare un po’ per mettere le mani davanti sulla mia scrittura decisamente “non ricercata” e un po’ perché il mio background proviene non tanto dalla lettura di libri e romanzi ma dal fumetto e dal cinema. Sono queste le mie due più grandi passioni, la prima soprattutto sul quale punto un giorno di riuscire a pubblicare qualcosa di mio. Sul perché abbia scritto un libro, proviene dal la sfortuna di non saper disegnare, ma l’avessi saputo fare, “3:33” sarebbe un fumetto, a quest’ora.

Per rispondere alla tua domanda, è un dono. Non vedo come possa risultare una maledizione, dal momento in cui è il raccontare storie che mi fa sentire libero, in pace non solo con i sensi ma col resto del mondo. Mi aiuta anche a rilassarmi, ad apprezzare di più ciò che ho intorno e ad espandere la mia mente. È un dono che ho lasciato da parte già tempo fa e che, ora che sono anche riuscito a pubblicare un libro, anche se andasse male non rinuncerei mai e poi mai!

Per info sull’autore http://oblivionbar.blogspot.it/

Per acquistare il libro 3:33

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Barbara Villa risponde a bruciapelo!

21 lunedì Ago 2017

Posted by mrosf in A Bruciapelo

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Barbara Villa, bookabook, crowdfunding, intervista, musa, raccolta, racconti

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Buongiorno amici lettori,

quest’oggi per la rubrica A bruciapelo risponde per noi l’autrice esordiente Barbara Villa, in attivo con la campagna di crowdfunding  per l’uscita della sua prima raccolta di racconti dal titolo “Palazzamore” che potete sostenere a questo link https://bookabook.it/libri/palazzamore/

Un luogo, una melodia, un momento della giornata, una persona: chi è la tua musa?

Non c’è una sola musa. Può essere un profumo, una canzone mai ascoltata che arriva al momento giusto o un ricordo che ti viene a solleticare il cuore. Può capitare mentre faccio l’amore o appena sveglia. Una frase sentita per caso o un bacio tra due ragazzi per strada. Tutto per me può essere ispirazione.

Cosa provi fisicamente durante il processo creativo, dal momento in cui nasce l’idea, al momento della stesura?

Appena nasce l’idea una sorta di euforia che mi fa viaggiare a metri da terra, immagino già scene da film e applausi, insomma il nuovo caso editoriale. Poi tutto torna alla normalità e scriverlo diventa respirare.

La passione per la scrittura è più un dono o una maledizione?

Non me lo sono mai chiesta e non so rispondere. Forse entrambe le cose, a fasi alterne. Dono, quando ti senti di avere tra le mani dei personaggi a cui dare respiro. Maledizione, quando quei personaggi non ne vogliono sapere di farsi capire. E restano silenziosi a viverti dentro.

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"Palazzamore" di Barbara Villa

14 lunedì Ago 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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anteprima, Barnara Villa, Croudfunding, Palazzamore, personaggi, piani, raccolta, racconti, sogno, vita

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Il libro che vado a recensire questa volta è un anteprima: il sogno di Barbara Villa che prende forma grazie alla campagna di crowdfunding degli editori di Bookabokk

Il libro dal titolo “Palazzamore” è una raccolta di racconti di storie di vita che si intrecciano lungo il percorso. Storie individuali su strade che si incrociano anche solo per un momento.

Le vite narrate da Barbara si trovano ad occupare i piani di un palazzo come fossero però i piani di crescita di una persona, i piani su cui si evolve l’animo umano.

Ho avuto il privilegio di conoscere in anteprima questa opera quando ancora era un sogno in lavorazione, e il modo in cui Barbara crede e ha sempre creduto in esso mi ha colpito allo stesso modo della sua scrittura: una penna molto fotografica, visiva capace di creare immediata empatia tra autore e lettori.

Ecco, una delle cose che ho riscontrato da subito nella scrittura di Barbara sono queste descrizioni, che si presentano come fossero delle istantanee: la descrizione di ricordi o semplicemente di un ambiente fatta come se si facesse un elenco di cose. Barbara ha la capacità di farci intuire la storia di queste persone, la loro evoluzione, il loro modo di essere, dal semplice elenco di poche righe di oggetti che lei mostra per descrivere un appartamento, oppure semplicemente l’elenco dei ricordi e degli affetti di uno dei personaggi.

Barbara dà voce non soltanto a persone in carne ed ossa ma a tutto ciò che vive intorno o dentro a questo palazzo; animali e oggetti, al pari delle persone danno la propria visione, le loro emozioni. È bello leggere il punto di vista di un cane oppure di un dado da gioco. Si ha come l’impressione di trovarci ad ascoltare la voce dell’universo, a capire che facciamo tutti parte di un insieme interconnesso, dove l’incontro anche solo casuale nasconde una ricchezza profonda.

Il “Palazzamore” di Barbara Villa è un luogo che racchiude in sé tutta la vita in tutte le sue sfaccettature e in tutte le possibili svolte che può avere. Ma soprattutto è un luogo dove non si ha paura di esprimere i propri più profondi desideri, i rimpianti, le aspirazioni, i segreti che affaticano l’animo; ma anche le gioie di un momento che sono così forti da poter durare in eterno. Si va su e giù per le scale di questo palazzo e non si smette mai di stupirsi, mai di trovarsi di fronte a parole banali.

La scrittura di Barbara riesce ad essere molto poetica e crea un legame tra lettore e personaggi, proprio come tra gli stessi personaggi della raccolta. Non sono solo storie a lieto fine, ma sono sfaccettature di vita, istanti, momenti diversi che si intrecciano e si completano nel quadro unico ma di una bellezza incontenibile quale può essere la vita.

Tutto concentrato in un palazzo che allarga i suoi confini fino a Parigi  e oltre, fino alla luna che osserva dove si arriva nonostante le cadute, quando non ci si arrende; dove si arriva quando si è insieme, quando si ama. “Perché le storie nascono, si evolvono, e finiscono, ma l’amore non finisce mai.”

È adesso tocca a voi. Se volete aiutare Barbara a realizzare il suo sogno, non vi resta che preordinato la vostra copia di “Palazzamore” al seguente link https://bookabook.it/libri/palazzamore/

Qui troverete tutte le notizie che riguardano la dolcissima autrice e la sua storia.

Non esitate e passate parole!

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Alberto Di Girolamo risponde a bruciapelo!

19 mercoledì Lug 2017

Posted by mrosf in A Bruciapelo

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Alberto Di girolamo, edizioni, Interviste, Le Mezzelane Casa Editrice, libri, poesia, racconti, storie, teatro

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Buon pomeriggio cari lettori,

oggi risponde a bruciapelo Alberto Di Girolamo, autore di “Il treno del successo” e “Storie del secolo breve”, entrambi editi da Le Mezzelane Casa Editrice.

Un luogo, una melodia, un momento della giornata, una persona: chi è la tua musa?

Quello dell’ispirazione è un fenomeno assai complesso, nel quale entrano in gioco il vissuto, le letture fatte, e i racconti sentiti (soprattutto dagli anziani).

Per quello che mi riguarda, hanno un ruolo fondamentale i ricordi di gioventù.

Cosa provi fisicamente durante il processo creativo, dal momento in cui nasce l’idea, al momento della stesura?

L’idea di una storia mi prende all’improvviso, è di passaggio e se non l’afferro subito sarà scalzata da altre. È sempre accompagnata da una specie di esaltazione e dall’urgenza incontenibile di realizzarla, allora scrivo dovunque mi trovo (strada, supermercato, auto – dopo essermi fermato) e su tutto ciò che ho a portata di mano (tovaglioli, scontrini, ricevute, giornali).

Dopo la prima bozza, segue il lavoro di limatura da fare con tranquillità.

La passione per la scrittura è più un dono o una maledizione?

Un dono che bisogna coltivare con continui esercizi di scrittura, onde evitare che diventi una dannazione, quando arriva il momento di dare forma a ciò che vorresti esprimere.

Per info su libro e autore: http://www.lemezzelane.altervista.org/alberto-di-girolamo.html

Per l’acquisto Il treno del successo. Ediz. integrale e
Storie del secolo breve

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"Lasciatemi dormire" di Tinta

03 lunedì Apr 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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amici, amicizia, amore, angoscia, anima, bellezza, emozioni, erotica, essenza, fantasia, La fine dei giochi, Lasciatemi dormire, Les Flaneurs, letteratura, libertà, libri, malinconia, pasisone, poesia, racconti, scrittura, tinta, Tiziana, universo, vita

lasciatemi dormire

A pochi mesi dalla pubblicazione de “La fine dei giochi” (edito da Lettere Animate e di cui potete leggere la recensione qui), Tinta torna a raccontarci una nuova storia. Questa volta però il tono è diverso e la trama ha sfumature lontane da quelle a cui l’autrice ci ha abituati nel tempo.

La sua scrittura, sempre carica di colori audaci ed espressioni calde e appassionate, ci presenta i toni opachi di una donna malinconica per raccontare con “Lasciatemi dormire” (edito da Les Flaneurs edizioni) una storia diversa.

Tinta è una grande artista e nelle sue varie opere riesce a dare toni diversi alla sua voce. L’ho letta in versione sexy e maliziosa, in versione spiritosa e autoironica, è stata spesso una poetessa capace di cantare l’animo sempre soprattutto femminile, e qui tra queste pagine per la prima volta sento tanto dolore, tanta apatia. Lontano dalle lenzuola, dai giochi di seduzione, dall’intrigo dell’eros, qui diventa voce di una donna diversa, di una storia dai toni totalmente nuovi.

L’autrice, questa volta, diventa voce per Tiziana, una donna che ha bisogno di urlare il suo malessere. Il libro, basato su fatti reali, è intriso di una malinconia che mette in comunione con la protagonista della vicenda narrata, una persona che è cresciuta senza ricevere amore, rotta sin dall’adolescenza, quando scopre di non poter avere figli. Una donna comunque fortunata nel ricevere amore nella sua vita, ma incapace di trovare sollievo per questo.

Tinta racconta quel malessere silenzioso ma diabolico che affligge l’animo umano, racconta di quella ferita invisibile agli occhi che, come dice la Fallaci, non guarisce mai e poi ricominciare a sanguinare al minimo pretesto. Quelle ferite che ricordano quanto fragile e prezioso sia l’animo umano. Quanta cura bisogna riservare a quella materia invisibile che è la nostra essenza.

La storia di Tiziana è la storia di tante anime che soffrono il mal di vivere e vengono con superficialità tacciate di follia come fossero esseri disgustosi. Con la penna di Tinta questa storia diventa un urlo che stordisce il lettore, lo ferisce creando in modo più profondo quel legame di empatia che è il contratto di base tra chi scrive e chi legge.

Non è una vita facile quella di Tiziana, non è una storia semplice. Le sue fortune sono minate da qualcosa che da sempre è rimasto in lei e di cui nessuno ha saputo prendersi cura nel modo più adeguato. Il lettore lo sente, percepisce tutto questo sfogliando le pagine, lottando contro la tentazione di fermarsi e prendere fiato, sentendo comunque anche tanta voglia di allargare le braccia e accogliere Tiziana per prendersi cura di lei. Forse perché in qualche misura molti di noi si sono sentiti così inadeguati rispetto alla vita come accade a lei.

Tinta riesce, anche in questo genere nuovo nella sua scrittura, ad essere efficace e credibile, a farci sentire viva la storia e il suo personaggio. Una scrittura e un romanzo che tocca l’animo.

Per informazioni su Tinta https://www.facebook.com/tinta.scrittrice oppure https://tintascrittrice.wordpress.com/2010/10/

Per acquistare il libro clicca Lasciatemi dormire

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"Pistole, vita e mutande di gente perbene" di Salvo Barbaro

22 mercoledì Feb 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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autore, carneficina, condivisione, emozioni, enigmi, gente, gente perbene, Le Mezzelane Casa Editrice, libri, mutande, nuovi autori, nuovi libri, pistole, racconti, salvo barbaro, scrittura, vita

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Copertina accattivante, titolo che non lascia presagire nulla di romantico, La Mezzelane Casa Editrice ci presenta così la prima fatica letteraria di Salvo Barbaro, “Pistole, vita e mutande di gente perbene“. Una raccolta di tre racconti che trattato tematiche attuali, forti e scomode.

Il ritmo della scrittura è veloce, non lascia tempi morti o cose in sospeso; è essenziale, quasi giornalistico, talvolta può sembrare sbrigativo, ma è una particolarità che non toglie nulla alla narrazione. La voce narrante è molto distaccata e riesce ad essere cruda, obiettiva, spietata anche.

I primi due racconti sono storie di vite spezzate, in un paese malsano, malato, infettato da tradimenti, droga, malavita e prostituzione. Storie di vite che cercano uno spiraglio che dia loro voglia di continuare a trovare una salvezza, una svolta. Invece, nel ritmo veloce della narrazione, è tutto un vortice che tira verso il basso, verso la perdita e la morte.
È facile perdere le speranze dove non c’è neanche uno spiraglio e le persone vengono stroncate nei loro tentativi di redenzione.
Le tragedie che si susseguono nel giro di pochi giorni giustificano e rendono inevitabile l’alimentazione dell’odio che dà il titolo a questo primo racconto.
Ma è davvero tutto privo di speranza? È davvero tutto inutile?
Forse c’è un appiglio e la resa può sembrare smentita. I miracoli forse accadono.

Lo sfondo su cui si disegnano le vicende sono quelle di piccoli paesi di provincia dove il pettegolezzo regna sovrano tra coloro che fingono di non sapere.
Tra le righe tanti spunti di riflessione.

Salvo ci tiene sul pelo dell’acqua, con una scrittura schietta ed essenziale. Gli accadimenti si susseguono senza nemmeno avere tempo di metabolizzarli realmente, proprio come una raffica di pugni al volto e allo stomaco.
Ad ogni racconto concluso devi fermarti e prendere fiato, come se li avessi letti in apnea. E ti accorgi, sia nel primo che nel secondo racconto, che speravi in un lieto fine, a cui forse non credevi nemmeno tu veramente.

Un libro che è una carneficina continua, senza sosta, senza fiato. Una denuncia dell’ignoranza, della sete di potere del più forte, dell’assenza di reazione del più debole, del popolo che subisce come fosse la norma tutto quello che accade.
Tra questi spiccano quei personaggi coraggiosi, quei pochi che vogliono cambiare.
E il lettore si domanda se riusciranno mai a fare giustizia.

Il terzo racconto è quello che ho preferito tra tutti. E’ di più facile immedesimazione perché è il racconto di un ragazzo del Sud che ha vissuto l’adolescenza un po’ come me, in un posto come me, e che sta vivendo il dramma del precariato come me e i miei coetanei. La sua esperienza e i suoi stati d’animo sono comprensibili. Un vissuto semplice con argomenti molto attuali.

Ogni paragrafo fa un salto in un momento della sua vita diverso, ed è un vagare che non confonde, non disturba, anzi intenerisce.
È un racconto che trovo molto commovente proprio forse per la sua semplicità, per la sua onestà.
Mi piacciono questi salti nel tempo che mi permettono di affezionarmi al protagonista perché me lo fanno conoscere nei momenti più importanti della sua vita.

Ho amato questo racconto perché è stato come essere tirata al suo interno con eguale forza e delicatezza dalle parole e dai toni di Salvo. Sensazioni opposte, eppure tutte forti.
Ho condiviso tante delle vicende narrate, mi ci sono sentita io stessa protagonista. Troppe storie, troppi drammi, troppo tutto condiviso. Così come quella inspiegabile speranza che, nonostante le difficoltà e le bastardate a cui ti sottopone la vita, non smette di farti sentire fiducioso, andrà bene, questa è la volta buona.

La cosa più bella è l’onestà che trapela dalla penna di Salvo. Non ci sono giri di parole. Perché la vita, a un certo punto, nei ricordi diventa una serie di immagini incollate l’una all’altra dalle emozioni provate. Quelle sensazioni che tra le righe saltano fuori a seconda della sensibilità del lettore.
Salvo diventa voce di una parte dell’animo della generazione a cui appartengo, quella del lavoro galoppante e del mettersi sempre in gioco nonostante una stanchezza emotiva e fisica preoccupante che sfinisce, abbatte ma non uccide.
La sua storia diventa storia di tutti. E nonostante non sia una favola, è bello leggerla, lasciarsi cullare da quei nei che la affollano. Perché è verosimile, convincente e credibile. Perché è come la vita vera.

Per info sull’autore: http://www.lemezzelane.altervista.org/salvatore-barbaro.html

Per acquistare il libro: Pistole, vita e mutande di gente per bene
oppure http://www.lemezzelane.altervista.org/negozio/index.php?id_product=15&controller=product

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"Se mi distraggo perdo" di Anna Giurickovic

06 lunedì Feb 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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Tag

anna giurickovic, emozioni, fazi editori, gorilla sapiens, la figlia femmina, libri, poesia, racconti, scrittura, segreti, universo, vita

se-mi-distraggo-perdo-anna-giurickovic-copertina

La Gorilla Sapiens sembra avere un gusto particolare per autori che descrivono la realtà in modo surreale. E come non essere d’accordo, visto che tutto ciò rende più saporito e variegato il gusto dei racconti, che poi è il gusto della vita.
Accade questo anche tra le pagine della prima raccolta di racconti di Anna Giurickovic.

L’autrice ha presentato recentemente il suo primo romanzo “La figlia femmina” edito dalla Fazi Editori, ma noi oggi vogliamo parlare di “Se mi distraggo perdo“, raccolta pubblicata nel 2013, proprio dalla Gorilla Sapiens.

Una raccolta di 14 racconti dalla narrazione incalzante (come avverte la quarta di copertina), dall’atmosfera malinconica ma veloce, per raccontare tante sfaccettature della vita attraverso i suoi personaggi.

Con la sua scrittura, le ambientazioni a volte lontane, a volte contemporanee, la sensibilità che dedica alla caratterizzazione dei suoi personaggi, Anna dimostra tanta maturità artistica e profonda empatia.
Bellissimo il susseguirsi delle immagini descritte come fossero vive e autonome. Bellissima la poetica musicalità dei testi che fa bene al lettore, soprattutto quello più romantico.

Le storie di Anna raccontano atmosfere che hanno il sapore di altri tempi, un intento che è espresso in modo efficace.
Storie di strada, di un oggi che ha il sapore di un ieri molto lontano. Storie che hanno il calore e la passione talvolta ignorante del Sud. Storie che non hanno luogo. Storie che sono di ogni dove.
Storie border-line. Al limite. Colpi di scena. Immagini e metafore che dipingono stati d’animo, che descrivono vite o attimi di esse, li spiegano e nell’assurdo tutto sembra più plausibile.
Questi racconti sembrano tutti pronti per essere recitati ad alta voce, come monologhi raccontati sul palco di un teatro buio, illuminato solo da un faro. Senza scenografia ornamenti di sorta, basterebbe la voce a metterli in scena. Monologhi intensi nei quali chi li enuncia ha in sé tutta la forza e la potenza di quello che vuole raccontare l’autrice.

Le storie narrano anche di una mancanza, un senso di incompletezza e di perdita. Chi racconta, parla di un vuoto che po’ scatenare azioni, sentimenti, catene di eventi e pensieri. Nella maggior parte abbiamo donne come protagoniste, ma l’autrice riesce a rendere in modo convincente ed efficace anche lo stato d’animo maschile.

Anna sembra parlare di un tipo di persona o di un luogo specifici, e poi nel racconto successivo fa crollare queste condizioni raccontando di luoghi e persone dal sapore universale. Racconta storie di disagio, problematiche che marciscono la vita e l’animo delle persone. Abusi subiti, abusi inflitti volontariamente e autoinflitti. Follie e raptus che assalgono persone apparentemente normali ma che nascondono segreti.
Ecco, forse, che in maniera estrema Anna ci dice ad alta voce e senza paura che tutti nascondiamo dei segreti, che sotto la superficie, sotto la pelle le persone custodiscono ferite e segni che si porteranno dentro per sempre.

La scrittura di Anna è molto intensa, si imprime nel lettore con le sue parole. Una lettura incalzante che richiede, tuttavia, una pausa tra un racconto e l’altro per assorbire tutta la passione che lei vi riversa.
Senza dubbio questa autrice ha molto talento e leggerla è un piacere.

Per info e acquisto http: Se mi distraggo perdo
oppure //www.gorillasapiensedizioni.com/libri/se-mi-distraggo-perdo

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