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Alberto Di Girolamo risponde a bruciapelo!

19 mercoledì Lug 2017

Posted by mrosf in A Bruciapelo

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Alberto Di girolamo, edizioni, Interviste, Le Mezzelane Casa Editrice, libri, poesia, racconti, storie, teatro

di_girolamo

Buon pomeriggio cari lettori,

oggi risponde a bruciapelo Alberto Di Girolamo, autore di “Il treno del successo” e “Storie del secolo breve”, entrambi editi da Le Mezzelane Casa Editrice.

Un luogo, una melodia, un momento della giornata, una persona: chi è la tua musa?

Quello dell’ispirazione è un fenomeno assai complesso, nel quale entrano in gioco il vissuto, le letture fatte, e i racconti sentiti (soprattutto dagli anziani).

Per quello che mi riguarda, hanno un ruolo fondamentale i ricordi di gioventù.

Cosa provi fisicamente durante il processo creativo, dal momento in cui nasce l’idea, al momento della stesura?

L’idea di una storia mi prende all’improvviso, è di passaggio e se non l’afferro subito sarà scalzata da altre. È sempre accompagnata da una specie di esaltazione e dall’urgenza incontenibile di realizzarla, allora scrivo dovunque mi trovo (strada, supermercato, auto – dopo essermi fermato) e su tutto ciò che ho a portata di mano (tovaglioli, scontrini, ricevute, giornali).

Dopo la prima bozza, segue il lavoro di limatura da fare con tranquillità.

La passione per la scrittura è più un dono o una maledizione?

Un dono che bisogna coltivare con continui esercizi di scrittura, onde evitare che diventi una dannazione, quando arriva il momento di dare forma a ciò che vorresti esprimere.

Per info su libro e autore: http://www.lemezzelane.altervista.org/alberto-di-girolamo.html

Per l’acquisto Il treno del successo. Ediz. integrale e
Storie del secolo breve

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"Di un Ulisse Di una Penelope" di Marilena Lucente

12 lunedì Giu 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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caserta, dubbi, fiducia, incontro, letteratura, Marilena Lucente, Marina Abramovic, Mutamenti edizioni, Odissea, paure, Penelope, ritorno, teatro, Teatro Civico 14, tormenti, Ulisse, Vinicio Capossela

ulissepenelope

Una perla.
Marilena Lucente con la sua nuova produzione letteraria, ci regala una perla.
“Di un Ulisse, di una Penelope” edito da Mutamenti edizioni, è un’opera teatrale portata in scena dalla compagnia del Teatro civico 14 di Caserta, che per noi lettori diventa un opuscolo da leggere tutto d’un fiato, facendoci travolgere dai dubbi, dalle paure e dalle emozioni di Ulisse e Penelope, pronti a ritrovarsi dopo venti anni.

La domanda da cui nasce la riflessione alimentata da questa opera teatrale è: che cos’è l’amore? Domanda presa in prestito da una delle canzoni più note di Vinicio Capossela. La risposta serve a spiegare la lunga attesa di Penelope, e raccontare l’incontro di questi due ostinati amanti dopo l’interminabile sosta.

Nella nota che precede l’opera l’autrice dice di essersi ispirata a tanti testi che hanno raccontato di Ulisse, ma la prima scena descritta mi ricorda molto l’emozionante performance dell’artista Marina Abramovic, quando si ritrova di fronte l’amore della sua vita. Una performance struggente, quella; un’introduzione che promette altrettanta emozione, questa di Marilena. Come potrebbe essere altrimenti?

È più facile conoscersi o riconoscersi? È questa la domanda che tormenta Ulisse prima di approcciarsi a Penelope. Dopo 20 anni di assenza, la paura di essere stati dimenticati e sostituiti è forte, terrorizzante. La fiducia sembra farsi labile su entrambi i fronti, e i due personaggi ci mettono del tempo prima di abbandonarsi ad un abbraccio.

Che cos’è l’amore? Continua a chiedersi l’autrice e continua a farlo domandare ai suoi personaggi che dopo tutti questi anni di separazione si desiderano ancora come una forza di attrazione naturale. Ma essi sono destinati ad amarsi da lontano?

Cos’è l’amore se due persone non possono condividerlo nel quotidiano? Nel caso in questione abbiamo persone che si amano ma non possono fare a meno di seguire la propria natura. È più facile o più difficile fidarsi dell’altro o di quello che sentiamo noi stessi?

Marilena costruisce una scenografia che dona i due personaggi/attori sul palcoscenico una tela scarna da riempire con le parole dette a se stessi o all’altro. E presenta due personaggi che prima di ritrovarsi lottano con se stessi. Un’opera struggente, intensa.

Marilena sa incantare il lettore, sa mostrargli le parole come se prendessero vita in una rappresentazione anche del foglio, del libro. Marilena prende in prestito versi e frasi da altri autori e rende il suo lavoro ancor più ricercato e prezioso, perché scegli frasi e pezzi che l’hanno colpita nel profondo, facendoci quindi dono di una parte di sé.

“Di un Ulisse, di una Penelope” è tante cose. È storia, leggenda, attualità, siamo noi da soli o nel nostro incontro d’amore, è una tragedia, è la vita con i suoi dubbi. E noi per quanto lettori e spettatori siamo chiamati a vivere parola per parola senza via di scampo.

Per informazioni sull’autrice: https://www.facebook.com/marilena.lucente

Per info e acquisto libro:Di un Ulisse, di una Penelope

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"Il treno del successo" di Alberto Di Girolamo

08 lunedì Mag 2017

Posted by mrosf in Recensioni

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Alberto Di girolamo, arrivismo, commedia, dramma, emozioni, fantasia, Il treno del successo, illusione, Le Mezzelane Casa Editrice, letteratura, libri, mediocrità, messaggi, onestà, scrittura, successo, teatro, universo, verità, vita

Il treno

La Mezzelane Casa Editrice ci presenta per la sua collana Comodia un testo teatrale dalle sfaccettature sorprendenti. “Il treno del successo” di Alberto di Girolamo, si presenta all’apparenza come un testo quasi comico, ma si rivela drammatico.

Il confronto tra tre personaggi che sognano il successo in arte e non si arrendono nonostante l’età, può sembrare agli occhi di chi non conosce la trama, il gioco di tre testardi sognatori che non si danno per vinti.

Tre punti di vista diversi, tre diverse esperienze. C’è chi ha più fiducia perché ha avuto più fortuna; chi invece ha bisogno di essere elogiato per credere ancora nelle proprie capacità; chi vive con sofferenza il proprio talento e invece di impegnarsi per farlo esplodere si distrugge con l’alcool.

Il tono è inizialmente ironico e allegro, veloce proprio per il susseguirsi di scene teatrali. Il tutto nella speranza e nell’attesa che passi il treno del successo.

Ma non tutto è come sembra. Il primo atto, infatti, si conclude rivelando subito un segreto che inizia a mostrarci la vera natura dei personaggi, e nel nostro caso, del personaggio protagonista, di colui che decanta tanto la fiducia verso il futuro arrivo del treno del successo, poiché reduce da una fortuna che scopriamo essere frutto di una situazione costruita. Egli non ha fatto altro che approfittatore di una situazione da cui ricava vantaggio a discapito di qualcun altro.

Una situazione che può avere qualcosa di simpatico, ma che allo stesso tempo può suscitare molte riflessioni sulla natura umana e l’arrivismo.

Il protagonista, inoltre, è talmente accecato dal desiderio di fare successo come scrittore da non far caso agli intrighi di cui è vittima egli stesso, e che accadono sotto il suo naso.

Almeno così sembra all’apparenza.

È tutto un gioco di distrazioni. Ognuno dei personaggi sembra essere totalmente preso dai propri interessi da non preoccuparsi di ciò che accade o combinano i propri familiari, né cosa questi possono nascondere.

Quello che si scopre è che, in un modo o nell’altro, tutti sono arrivisti: chi per la fama, chi per amore, chi per prestigio, chi per denaro. E sono sempre persone che non sentono il peso dei problemi della quotidianità.

Il treno del successo sembra essere uno specchietto per le allodole, un’illusione che distrae dalla cruda realtà, quella di dover ammettere che la propria vita è misera.

Il treno del successo diventa metafora di ossessione di chi si ostina ad inseguire un’illusione pur di non fare i conti con una realtà costruita sulla menzogna.

L’insoddisfazione di una vita vissuta sperando di continuo che cambi per diventare ciò che non potrà mai essere. Ed è inutile illudersi, cercare di essere ciò che non si è, andare contro la propria natura rinnegando se stessi. Il vero successo, allora, è accettare la propria mediocrità e vivere nella semplicità, cambiare con coraggio le cose che fanno marcire il nostro animo invece di imputare ad altri il motivo del nostro dispiacere.

Quanti tra voi lettori si sono trovati vicini o nel pieno di una situazione simile?
E i nostri protagonisti, capiranno davvero questa lezione?

È un’escalation di evoluzioni che porta ad un finale drammatico per raccontare la mediocrità di chi non ha il coraggio di afferrare la propria vita esserne padrone e disegnarla a proprio piacimento.

Pensate di avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e la verità a cui vi sottopone questo libro?
Vi sfido!

Per info su libro e autore: http://www.lemezzelane.altervista.org/alberto-di-girolamo.html

Per l’acquisto

Il treno del successo. Ediz. integrale

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